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Francesco Michele Stabile
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • Arcivescovo di Siracusa
    • Il ministero del vescovo
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Il ministero del vescovo

            La frase di apertura della prima lettera pastorale del Guarino, che riporta la stessa data della sua consacrazione, ci dà la consapevolezza di fede profonda con cui egli visse quel momento:

 

                Appena diffusa nel mio cuore la carità di Dio per mezzo dello Spirito Santo, con amorosa impazienza mi presento a voi per lettera, miei carissimi Fratelli, e Figlioli in Gesù Cristo.12

 

            Dopo aver affermato che Dio si serve delle cose ignobili per far splendere la sua gloria, fece quasi una dichiarazione programmatica sulla figura del vescovo, citando il concilio tridentino che presenta l’episcopato non come un beneficio di cui godere, ma come un servizio da prestare alla chiesa di Dio: "Non son chiamati i vescovi al proprio vantaggio, alle ricchezze, al lusso, sì bene al travaglio e alle sollecitudini”.

            Seguendo san Giovanni Crisostomo, i vescovi vengono definiti dal Guarino colonne della chiesa, governatori che additano la via retta, pastori che disperdono i lupi e salvaguardano le pecore, aratori che estirpano le spine dal campo della chiesa, vignaiuoli che sradicano le lambrusche e piantano il seme della pietà. La visione negativa del mondo moderno faceva del vescovo soprattutto un difensore del gregge:

 

                E perché riesca a rendervi sicuri dagli agguati della perfidia di una filosofia menzognera e fatale, e dal fascino di una vanità che seduce, uccide e passa [...] pregherò di continuo lo Spirito Settiforme a concedermi il dono della sapienza per voi.13

 

            Al capitolo metropolitano, senato del pastore, raccomandava di essere luce per il vescovo e per il popolo; ai parroci e curati chiedeva fortezza e coraggio e la cura delle anime attraverso i sacramenti e la parola; ai preti zelo e scienza per fare da diga all’ondata della miscredenza; alle vergini consacrate di essere olocausti per la conversione dei peccatori e infine al popolo cristiano di conservare intatto il deposito della fede.

            Avviandosi alla conclusione accennava alla devozione al Cuore di Gesù, alla Madre Maria, a S. Giuseppe, ai Santi Marciano e Lucia. Chiedeva preghiere per Pio IX, per l’arcivescovo Celesia, a cui rimaneva molto legato, e per se stesso onde ottenere “lo zelo operoso di S. Carlo Borromeo, e la dolce pazienza di S. Francesco di Sales, e il discernimento perfetto del S. Dottore Alfonso de Liguori, tre modelli perfettissimi di vita pastorale”, che egli sceglieva per protettori.

            Guarino delineava a­­­­ttraverso i suoi modelli episcopali (S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales, S. Alfonso de Liguori ai quali è da aggiungere S. Vincenzo de Paoli, anche se non era un vescovo) i motivi ispiratori della sua azione pastorale. Il modello pastorale è quello tridentino che si rifà soprattutto ai canoni sinodali di S. Carlo Borromeo, ma lo spirito con cui vuole attuarli è la dolcezza e la pazienza di S. Francesco di Sales unite alla pietà affettiva di S. Alfonso de Liguori, aliena anche in campo morale da ogni atteggiamento rigorista di origine giansenista e regalista. E d’altra parte era proprio del suo carattere e della sua formazione il bisogno di razionalizzare il sistema ecclesiastico diocesano secondo norme precise e rispettose del diritto canonico, che evitassero eccessi di soggettività sia nelle interpretazioni sia nelle forme di vita disciplinare e di pietà. Si doveva rendere più compatto e omogeneo il clero che per tanti aspetti era indisciplinato e riottoso e impegnarlo in attività pastorali senza lasciarlo traviare dalle nuove idee politiche e senza asservirlo ai notabili del luogo, e c’era bisogno di nuove forme di pietà e di nuove iniziative pastorali per salvaguardare e difendere la fede del popolo e liberarlo da incrostazioni superstiziose e da abusi morali. Il primo impatto con la diocesi, senza vescovo da quattro anni, fu penoso per il Guarino:

 

                Mons. R.mo - scriveva circa un mese dopo a Celesia -, molto travaglio ho trovato qui. Per l’amor di Dio preghi per me, onde ottenermi forza e pazienza. In certe congiunture ho innanzi agli occhi l’esempio suo, e procuro d’imitare la sua dolcissima longanimità. [...] Dei parroci nessuno faceva al popolo l’istruzione catechistica, né istruiva i fanciulli nei rudimenti della fede cattolica. I preti tra buoni e cattivi son vissuti alla buona di Dio, o meglio alla carlona. Mano mano procurerò d’aggiustare ogni cosa. Sto formando un libro sullo stato della Diocesi, onde avere una informazione preventiva, e poi aprire la visita con maggiore facilità.

                Sto attivandomi pel Seminario, non ho trovato alcun chierico. Viva Dio. Confido nell’aiuto del Signore. Ma deh! quanta distanza tra me e S. Marciano! E intanto V.E. R.ma mi chiama degnissimo di lui successore! Sia fatta la volontà di Dio!14

 

            E qualche giorno dopo confidava sempre al suo caro maestro Celesia:

 

                Quante spine trovo qui, Mons. Ecc.mo! che ignoranza! V’ha dei comuni in Diocesi ove con dolore dee tollerarsi che qualche prete dica messa. Dio mi ajuti.15

 

            Il 27 aprile 1872 inviò la sua prima notificazione alla diocesi con la quale invitava i fedeli a celebrare solennemente il mese di maggio in onore di Maria, accostandosi alla mensa eucaristica:

 

                Inteneriti e commossi dalle dimostrazioni del vostro filiale affetto non sapremmo meglio manifestarvi la nostra riconoscenza, che invitandovi a partecipare con Noi alla mensa del divino Agnello, nella quale gusteremo il pane della vita e della intelligenza, ed il vino soave che fa germogliare le Vergini. No, amatissimi figliuoli, non avremo giammai nella vita giorni più lieti di quelli, nei quali ci sarà dato vedervi attorno l’ara del Signore, per ricevere dalle nostre mani le Carni immacolate dell’amoroso Gesù. [...] Deh! venga Gesù Sagramentato ne’ vostri cuori a deporvi il germe della immortalità e della risurrezione, e a stabilirci il trono della Clemenza, e della sua Bontà.16

 

            Il primo atto evidenziava chiaramente le sue scelte e la centralità che egli intendeva dare alla Eucaristia e alla Madre di Dio nella cura della pietà popolare.

 

 




12 Lettera pastorale... 1872, cit.



13 Ivi.



14 Lett. a mons. Celesia, 11.5.1872, ASAP, Cesi 1891.



15 Lett. a mons. Celesia, 17.5.1872, ivi.



16 Notificazione per il mese di maggio, 27.4.1872, ASAM.






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