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9. Archimandrita
Il monastero di S. Salvatore di Messina, fondato dal conte Ruggero per
adempiere un voto, da lui e dal figlio, il re Ruggero, arricchito di molti
possedimenti e di vasta giurisdizione, fu chiamato, con vocabolo greco
archimandritato, perché a capo di molti monasteri basiliani.
Costituiva con essi quasi
una diocesi a sè
e il Pirro la denomina: «S. Ecclesiae quasi episcopalis magni
archimandritatus S. Salvatoris Messanae ». 56
Quando mons. Guarino giunse in Messina, da tempo, non era stato
nominato l'archimandrita con le gravi conseguenze facilmente intuibili per i
fedeli posti sotto la sua giurisdizione.
Il nuovo arcivescovo si interessò subito di quella « quasi diocesi » da
tanto tempo senza guida responsabile, anche per un incarico ricevuto dal Papa.
In una lettera al Card. Celesia, prendendo occasione dal fatto che in
un indirizzo dell'episcopato siciliano al Papa Leone XIII figurava come vicario
capitolare dell'archimandritato il canonico Agliati, mons. Guarino lo pregava
di non apporre più, per l'avvenire, quella firma e quel titolo di vicario capitolare
perché « non lo è da tantissimo tempo. Il Santo Padre Leone XIII, felicemente
regnante, soppresse l'officio suo dando a me la commissione di governare la
quasi diocesi con la qualifica di visitatore apostolico.
Però con lettera particolare di mons. Verga a
nome di S. Santità mi venne raccomandata tutta la circospezione per non trovare
intoppi e poiché mi fu suggerito, e data facoltà, di poter lasciare Agliati
come vicario, ma mio e non capitolare, io, ad abbondare in cautela, lasciai
correre; però si è sottoscritto vicario soltanto.
Intanto il benedetto uomo fu preso
dall'ambizione di avere - 111 -
la nomina di archimandrita e si fece
raccomandare da laici al governo. Io lo ignorava, ma in Vaticano si seppe e
tosto mi fu dato l'incarico di agire per l'unione principale alla diocesi di
Messina. Chiesi, ottenni l'adesione del governo e il Papa unì a Messina
l'Archimandritato fin dallo scorso anno. Orbene, tuttochè il governo con
ministeriale a me partecipata avesse pienamente aderito e promesso l'exequatur al decreto pontificio, pure,
per le mene e gli impegni dell'Agliati, l'exequatur
si fa attendere da un anno e l'Agliati continua a percepire le onze 100
annue che gli erano state assegnate. Io non ho che la sola cura spirituale. La
prego, quindi, per l'avvenire non far comprendere l'Agliati tra le firme e
neanche dare a me, per ora, il titolo di Archimandrita, finché avrò l'onore di
darne avviso. È prudenza che per ora la diocesi dell'Archimandritato non
comparisca negli indirizzi ». 57
Leone XIII, infatti, il 31 agosto 1883 aveva emanato il breve Ex debito apostolicae servitutis con cui
regolare per sempre la situazione, nominando archimandrita del SS. Salvatore
l'arcivescovo pro tempore di Messina,
eccetto per S. Angelo di Brolo che veniva aggregato alla diocesi di Patti.
Il breve apostolico - che venne munito di esecutoria con regio decreto
del 21 luglio 1884 - fu pubblicato con notificazione di mons. Guarino del 6
agosto 1884 diretta al clero e ai fedeli dell'archimandritato.
Il nuovo Archimandrita, presentandosi umilmente come troppo debole,
privo affatto di virtù, conscio abbastanza della sua infermità e tremante sotto
il novello peso, dopo aver chiesto le preghiere di tutti, così riassumeva il
documento pontificio:
« L'Archimandritato per i provvedimenti novelli del Beatissimo Padre
rimane nella sua integrità con le sue tradizioni, colle sue prerogative, coi
suoi privilegi, con le sue giurisdizioni: l'unione all'arcidiocesi di Messina e
l'avere ad archimandrita l'arcivescovo pro
tempore di questa antichissima metropoli non mutano punto la sua natura, la
sua nobile storia, la sua autonoma - 112 -
esistenza; la sua stessa
cattedrale non è che concattedrale dell'arcivescovo di Messina. In una parola,
l'unione, secondo l'espressione dei canonisti, è per uguaglianza, ossia
ugualmente principale e però il medesimo prelato regge due diocesi senza che
l'una estingua l'altra, senza che l'una si confonda con l'altra ». 58
Mons. Guarino si immise nel possesso dell'archimandritato del SS.
Salvatore nella festa della Trasfigurazione, il 6 agosto 1884, rivolgendo,
nella citata notificazione questa esortazione ai sacerdoti della quasi diocesi:
« Stimo superfluo rammentarvi che siete miei cooperatori nel procurare
la salute delle anime; ma è bene tener sempre scolpito nella mente e nel cuore
che siamo noi la lucerna del Vangelo, sottratta da sotto il moggio e posta sul
candelabro, per illuminare i fedeli nella casa del Padrone supremo, cioè nella
Chiesa, colla santità della vita e con la purità della dottrina.
È bene non mandare in oblio giammai le gravi e memorande parole che ci
furono dette dal Pontefice che ci impose le mani nella nostra sacerdotale
consacrazione: Rendetevi conto di ciò che compite, imitate ciò che trattate e
poiché celebrate il mistero della morte del Signore, procurate di mortificare
le vostre membra da ogni vizio e concupiscenza. La vostra dottrina sia una
medicina spirituale per il popolo di Dio; l'onore della vostra vita una delizia
per la Chiesa di Cristo in modo che con la predicazione e con l'esempio
edifichiate la casa, cioè la famiglia di Dio ».59
Da quel giorno in poi mons. Guarino, e poi i suoi successori, assunsero
il titolo, unico forse nella chiesa latina, di Archimandrita.
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