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10. L'insegnamento pastorale
Mons. Guarino nutriva spiritualmente il suo gregge anche con gli
scritti e le lettere pastorali che inviava, più volte all'anno, in varie
occasioni.
Parliamo dei documenti più importanti, almeno tra quelli che si è
riusciti a raccogliere.
Per la quaresima del 1876 mons. Guarino esortò il clero e il popolo
alle opere della penitenza, alla preghiera, al raccoglimento, alla lotta contro
le passioni e il peccato causa prima di tutti i mali sociali.
« Che giova dissimularlo, figlioli carissimi? Egli è mestieri espiare
il peccato, inaridire questa sorgente funestissima degli innumerevoli mali che
inondano il mondo e sprigionare con la penitenza il fuoco del divino amore,
perché discenda sulla terra (oh! quanto deturpata!) la pioggia soave della grazia
e della misericordia.
Si è già fatta, in altro tempo, e si è ripetuta altresì sotto gli occhi
nostri la prova ben triste di rendere Dio straniero alle cose del mondo e
all'uomo e di cercare altrove che nella Chiesa, depositaria della celeste
dottrina, la fonte della moralità delle azioni e il fondamento della prosperità
sociale e individuale.
Ma, o Dio, a quali errori non si è abbandonata l'umana ragione,
percorrendo senza alcun freno i campi sterili ed avvelenati di una filosofia
menzognera ». 60
Ricordando la festa della dea Ragione celebrata nella Parigi
rivoluzionaria commentava: « Tutto questo sa produrre l'umana ragione
abbandonata a se stessa! Nei secoli di barbarie e di ignoranza essa presentava
all'adorazione del popolo Venere e la cipolla e nel secolo che fu detto di lumi
e di civiltà, la squaldrina. 61
Per questo, per evitare tante rovine temporali e morali,
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tanti disastri di ogni genere nella vita e nella società e degli
individui, bisogna richiamar Dio nella società, Dio nelle famiglie, Dio nei
cuori, quel Dio amoroso e provvido che il peccato e la miscredenza ci ha reso
straniero ». 62
Nella quaresima del 1880 mons. Guarino particolarmente richiamò il
clero al dovere della predicazione e il popolo a quello dell'ascolto della
parola di Dio: « Le leggi umane possono ben punire gli atti esteriori, ma
prevenirli non mai. È Dio, Dio soltanto
che impera sulle coscienze, è la voce della religione che raddolcisce i cuori e
li soggioga . . . Una mano sulla coscienza, nel silenzio delle passioni, e
vedrete voi stessi, miei cari figli, che impedisce più delitti un confessionale
che cento ergastoli e cento mannaie ». 63
Per la quaresima del 1881 commentò l'enciclica Arcanum di Leone XIII. Nell'agosto dello
stesso anno, con altra lettera, mons. Guarino stigmatizzò l'affronto recato il
13 luglio alla salma di Pio IX e in altra, datata il 12 settembre, festa del
nome di Maria, deplorò la lotta contro la verità, contro la Chiesa e il Papa
che con più virulenza era stata ripresa in quei giorni.
« Per la Chiesa e per il Papato - egli scriveva 64 - due
termini che si confondono in uno, io non temo punto: la barca del Pescatore di
Galilea, battuta dai marosi delle umane passioni e dell'incredulità, perché
guidata da mano invisibile, ma onnipotente, arriva sempre tranquillamente al
porto. Temo bensì per voi, miei fratelli e figli in Gesù Cristo, perché
assediati da ogni lato da stampe e da declamazioni insinuanti e vivaci,
potreste adusar così il vostro orecchio a certe massime perverse e imbellettate
di filantropia, di progresso e di malintesa civiltà da mettere in pericolo la
vostra fede . . . Ecco i miei timori, ecco l'argomento che desola l'anima mia e
mi fa gemere di continuo per le anime vostre alle mie cure commesse dal pastore
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supremo. . . È bene dunque
che ogni fedele fra tanti pericoli stia saldo nella credenza e lo confessi
pubblicamente non solo per non venir tacciato, come reo di defezione, dal
Giudice eterno, il quale protesta non essere degno di lui chi non lo confessa
dinnanzi agli uomini, ma a conforto altresì dell'animo angosciato del
Beatissimo Padre . . . ».
Dopo l'enciclica di Leone XIII Auspicato
concessum est sul Terz'Ordine Francescano (17-9-1882) mons. Guarino scrisse
una pastorale per promuoverlo nella sua diocesi, perché molto adatto a
correggere i costumi e migliorare la pratica della vita cristiana
« Le poche, semplici regole del Terz'Ordine, da cui peraltro nessun
buon cristiano può dirsi esente, unite all'esempio specchiato di ogni
spogliamento e della più accesa carità verso Dio e verso il prossimo, mutarono
l'aspetto dell'Europa e molto più dell'Italia. Il Terz'Ordine e S. Francesco
tutti richiamavano al dispregio del mondo, al pensiero dell'eternità e a
consigli di pace, tutte ammansivano quelle fiere indomite, tutti spegnevano gli
odi e le fazioni, e dappertutto stabilivano la scambievole dilezione, l'ordine,
l'armonia, la tranquillità: non è concepibile l'entusiasmo che rapiva i popoli
dietro a S. Francesco ». 65
In un'altra lettera dell'agosto del 1884 mons. Guarino, dopo aver
parlato di alcune disposiz'oni pontificie riguardanti le imminenti celebrazioni
mariane di Loreto, esortò alla vera
devozione alla Madonna: « Non è possibile piacere a Dio e a
Maria senza l'integrità della fede e senza l'osservanza della legge santa
».66
Poi si soffermò sulla massoneria
e sulle sette segrete, fonte di tanti mali nella società moderna, riferendosi
specialmente alla lettera di Leone XIII Humanum
genus.
Dopo aver esortato alla preghiera per scongiurare il grave morbo che
allora minacciava la Sicilia, il colera, mons. Guarino - 115 -
conclude: « Ma
ben altro morbo assai più formidabile e pestilenziale, e lo dico con lacrime, è
purtroppo in casa nostra a far strage di anime
parlo delle varie sette segrete che hanno centro comune la società
massonica il cui ultimo scopo è mettere a soqquadro ogni ordine, ogni potenza
divina ed umana, schiantare i troni quali che siano ed ogni civile ordinamento,
relegare Dio dal tempio, dalla società, dalla famiglia, dai cuori e rimettere
Venere sugli altari.
Io non istò ad indagare l'origine della massoneria, certo è che, in men
di un secolo e mezzo, ha fatto il giro del mondo e con passi lenti e calcolati
ha invaso tutti gli stati con le sue arti subdole ed infernali sotto le
abbaglianti apparenze della civiltà e dell'uguaglianza della compassione verso
le classi povere, gli operai, i sofferenti, per illudere i semplici e i gonzi,
si è fatta strada coi più atroci delitti, gli attentati più esecrandi
».67
Il Guarino perciò esortava i parroci e i sacerdoti a diffondere
l'enciclica di Leone XIII, a commentarla ai fedeli e infine a pregare
specialmente invocando l'aiuto della Madonna: « Il Beatissimo Padre conclude la
sua enciclica Humanum genus con
queste parole salutari: Invochiamo l'aiuto e la mediazione di Maria Vergine
Madre di Dio, affinché contro le empie sette in cui veggonsi chiaramente
rivivere l'orgoglio contumace, la perfidia indomita, la simulatrice astuzia di
Satana, dimostri la potenza
sua, Essa che trionfò di lui sin dal primo concepimento ». 68
Nella natività di Maria SS.ma
del 1885 esorta a speciali
preghiere « alla Vergine Santissima perché la fede si conservi integra
nel gregge di Gesù Cristo, i nemici del nome cristiano siano dalla sua potenza
umiliati e i fedeli, redenti dal sangue di Gesù Cristo, si ritraggano
dall'eterna perdizione, oggetto per il quale dalla Chiesa fu istituito il
Rosario di Maria SS.ma ». 69
Sul
giubileo, in riferimento all’enciclica Quid
auctoritate - 116 -
apostolica (22-12-1885),
si sofferma il Guarino per la quaresima del 1886. Ricordate, in bella sintesi,
le encicliche emanate sino allora da Leone XIII, esorta tutti alla pratica
della penitenza e a far tesoro del giubileo straordinario indetto dal Papa.
Passa poi a dare sagge direttive ai predicatori e confessori.
Nell'epifania del 1887, per spingere i fedeli alla celebrazione del 50°
di messa di Leone XIII, presenta la figura del grande papa come erede di S.
Pietro che guarisce il paralitico sulla porta del tempio: Leone XIII ripete le
parole dell'Apostolo all'inferma umanità contemporanea: « Questa grande parola
ha egli pronunziata con le meravigliose encicliche che dall'uno all'altro polo
han riempito di stupore le intelligenze più elevate ».70
Invitava perciò i messinesi alla preghiera, alle opere di carità e a
preparare doni da offrire al Pontefice in un pellegrinaggio diocesano, per
aiutare i poveri di tutto il mondo, le chiese bisognose, le missioni.
Il 25 agosto 1889, aderendo all'invito della S. Sede di illustrare ai
fedeli che «i maggiori sforzi dei nemici erano indirizzati a rapire alle
generazioni italiane quella religione santissima che fu sempre per esse ricca
sorgente di ogni prosperità e grandezza », 71 il Guarino esorta i suoi
fedeli a rivestirsi della armatura della fede, a vigilare e pregare per
resistere a tutte le tentazioni contro la vita religiosa e cristiana.
Poiché,
mentre scrive, gli giunge l'enciclica Quamquam
pluries di Leone XIII su S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale, la
trascrive quasi per intero, esortando i fedeli alla devozione verso questo
santo e a recitare spesso la preghiera « A Te, beato Giuseppe » che il Papa
allegava a quella lettera.
Per
la quaresima del 1891 l'arcivescovo trasmette ai suoi fedeli l'enciclica Catholicae Ecclesiae di Leone XIII
(20-11-1890) sugli schiavi dell'Africa e il dovere cristiano di aiutarli,
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sostenendo i missionari e soprattutto l'opera del card. Lavigerie.
La
lettera pastorale per la quaresima del 1892 è un richiamo ai fedeli perché si
guardino dall'indifferentismo e dall'ateismo che sono causa di danni gravissimi
per la società e gli individui.
La prima parte della lettera è ricca di citazioni di autori inconsueti
nelle pastorali dei vescovi come Voltaire, Bayle, Hobbes, Spinoza, Helvetius,
La Mettrie, ma servono al Guarino per portare
il lettore a questa conclusione: « Togliete l'idea di Dio, della vita
futura, dell'eterna sanzione, della legge che premia la virtù coi godimenti
ineffabili del paradiso e punisce il vizio con pene inenarrabili ed eterne, e
anche con temporali castighi, e non avrete più ordine, non decenza, non pace,
non famiglia, non società. La società sarà una riunione di selvaggi con forme
esteriori più o meno brillanti, ma non affatto un consorzio di gente civile ».
72
Nel
novembre del 1893 mons. Guarino con una notificazione impartiva le norme per
l'Associazione della Sacra Famiglia e la devozione verso di essa che gli era
tanto cara e gli sembrava tanto opportuna per difendere la fede e la moralità
delle famiglie e conservarle o renderle un vivaio di vita cristiana. 73
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