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CAPITOLO
V
CARDINALE
DI S. ROMANA CHIESA
1. Cardinale
Nel
dicembre del 1892 circolò qualche voce sulla promozione di mons. Guarino al
cardinalato.
Il 14 il vicario generale, mons. Basile, con apposita notificazione, ne
diede all'archidiocesi la conferma ufficiale: « Siamo lietissimi - scriveva -
di annunziare che S. Santità Leone XIII, nell'alta sua compiacenza nel
remunerare i meriti pregevolissimi del nostro amatissimo arcivescovo e
archimandrita mons. G. Guarino e per decorare la nostra città si è degnata
partecipare ufficialmente oggi stesso che nel prossimo concistoro l'insigne
prelato sarà promosso all'onore della S. Porpora ». 1
Ordinava
perciò il canto del Te Deum nella
cattedrale e in tutte le chiese parrocchiali e il suono a festa delle campane
in tutta la diocesi.
Secondo
Il Cittadino cattolico di
Agrigento 2 in una udienza
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concessa al Guarino, il Papa stesso gli disse: « Ho pensato di farvi
membro del S. Collegio e solo per mia ispirazione; poiché, volendo io creare
altri due cardinali italiani, diedi una scorsa col pensiero a tutte le diocesi
d'Italia, quindi passai in Sicilia dove subito voi mi veniste in mente. Quanto
più maturava la cosa, tanto più mi si presentava il pensiero di voi e perciò ho
stabilito di innalzarvi alla dignità cardinalizia ». 3
In
Messina e in tutta la diocesi, anzi in tutta la Sicilia, furono grandi il
plauso e l'entusiasmo.
Se
ne resero interpreti tutti gli arcivescovi e vescovi della Sicilia, con alla
testa i due Cardinali Celesia e Dusmet che in una lettera a Leone XIII, dopo
averlo ringraziato per la scelta, aggiungevano: « Di questo atto della
benignità della santità vostra gode ed esulta l'illustre città e l'archidiocesi
di Messina che per più lustri l'ha avuto, e Dio lo conservi ancora, per zelante
e pio Pastore; ne gode e ne tripudia la Sicilia tutta che nell'albo dei suoi
figli i quali in ogni tempo l'hanno illustrata, scriverà il nome dell'illustre
prelato, nuova sua gloria; ne gode infine e ne gioisce soprattutto questo corpo
dell'Episcopato Siculo il quale si reputa oltremodo onorato di vedere tra i
suoi membri splendere questo astro luminoso di scienza e di virtù ». 4
L'indirizzo, a nome
dell'episcopato siculo, fu composto dal card. Celesia a cui così scriveva il
Guarino: « L'indirizzo al S. Padre mi ha riempito di confusione. E poi a dirmi
che sia dolente di non aver detto tutto quello che suggeriva il cuore! E ben
dice il cuore, perché mi ha sempre amato con tenerezza di padre e l'affetto fa
stravedere sempre. Ah! mio eminentissimo padre! E qual cosa di buono egli vede
in me per meritar tanto affetto? ». 5
Anche al nuovo cardinale,
i vescovi di Sicilia rivolsero sentitissime congratulazioni perché tutto
l'episcopato siciliano si reputava fortunato « in faccia a tutto il mondo
cattolico del meritato - 128 -
onore reso all'illustre presule della
messinese arcidiocesi ».6
Tutta la
stampa siciliana e gran parte dell'italiana parlò di mons. Guarino con alte
lodi di cui si fece eco anche la Nuova
Antologia che nel gennaio del 1893 scriveva: « Poche nomine cardinalizie
hanno suscitato così unanime consenso di lodi e soddisfazioni come quella
dell'arcivescovo di Messina ». 7
Il
27 dicembre, dopo le preghiere dell'itinerarium
recitate con il capitolo e il clero, Mons. Guarino fu accompagnato alla
stazione donde partì per treno alla volta di Roma.
A
Napoli, tra pochissimi altri amici, lo aspettava, per ossequiarlo, il comm.
Parlati con il figlio Francesco che racconta quest'episodio: Con il segretario,
can. Betagh, accompagnava il neo-cardinale « un simpatico giovane, tipo bruno,
siciliano: Vieni, gli disse il cardinale, narra a questi signori l'affare dello
spadino!
Il Cardinale aveva fatto credere al povero cameriere che, per restare
al servizio di un cardinale, gli bisognasse portare lo spadino. Ed il poveretto
era molto impacciato e diceva che non aveva dormito la notte, pensando alla
strana figura che gli conveniva di fare, di comparire in pubblico, a Messina,
con lo spadino al fianco!
Ed
il cardinale ridendo a pieni polmoni: Vedi, mi diceva amorevolissimamente, vedi
che mi tocca! Io cardinale! Ma come gli è venuto in mente al Papa? Ad un povero
« previtariello di Montedoro ».8
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