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13. La traslazione della salma
in cattedrale
Fin dai giorni del suo pio transito tanti
suoi figli devoti, sacerdoti e secolari e specialmente le suore della S.
Famiglia, speravano e si proponevano di onorarne meglio la salma, tumulandola
definitivamente in duomo.
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Per iniziativa dei canonici
Giuseppe Scarcella, Giovanni Trischitta, Giuseppe Ciccolo, Francesco Vitale e
del Parroco Gaetano Bianco si formò un comitato per preparare quanto necessario
per la traslazione.
Fu eletto presidente del comitato il
principe di Castellaci e con i suddetti ecclesiastici ne furono membri anche il
marchese di Codagusta e il Cav. Ernesto Ilardi.
Fu
indirizzato ai cittadini un manifesto in cui tra l'altro si diceva: « La
venerata memoria della sua nobile condotta a cui reverente omaggio han fatto
credenti ed avversari, varrà, più che qualsiasi altro stimolo a rispondere
all'appello invocante il loro concorso alle supreme onoranze che la città si
prepara a rendere all'Uomo benefico, al Prelato eminente che non del fasto
della porpora si inebriava, ma del suo vivido color di fuoco, perché da esso
traeva perenne incitamento a quell'amore e a quella carità che tanto gli
covavano in cuore.
Non la vasta dottrina della mente e la
santità dei costumi, nè la cortesia dei modi e la conciliante prudenza del
governo, che pur lo resero centro di vivo rispetto e di profonda ammirazione,
bisogna ricordare oggi: no! ma solo la grande carità che lo rese sublime ».
Si preparò anche un monumento con il
mezzobusto del Cardinale opera del messinese cav. Zappalà e il 29 aprile 1907,
ottenute le relative autorizzazioni, si procedette all'esumazione, presenti
testimoni del comune, del capitolo e alcuni signori.
La salma - fu allora verbalizzato
- è stata trovata vestita dai
paludamenti pontificali, interi nelle parti, conservati discretamente, con
pastorale, mitra, anello e croce al petto e pergamena nell'atto del
seppellimento chiusa in bottiglia.
Il cadavere fu rinvenuto
integro, incorrotto, inalterato, come se da poco tempo fosse uscito dal letto
di morte . . . Nulla di guasto ai
capelli, alla fronte, al naso, alle guance, alla bocca e questa dalle labbra
alquanto schiuse facea vedere in bella mostra i bianchi denti . . .
Nel
ricercare la croce vescovile di sotto le dalmatiche, in cui stava avvolta, fu
con stupore constatato che la pelle del petto - 171 -
conservava tuttavia una
certa morbidezza. E com'essa, era anche consistente e flessibile il corpo in
ogni sua parte, talché levato di peso due volte per essere deposto nella novella
cassa di zinco non si scompose.
La novità del fatto destò commovente
ammirazione: lo stesso cappellano del camposanto e quanti con lui attendono al
servizio necroscopico, confessarono di non avere riscontrato mai un caso simile
nelle moltissime esumazioni colà eseguite ». 85
Il can. Ferdinando Lentieri di
Siracusa, prima che la salma fosse rinchiusa nella nuova cassa, lesse un breve
discorso in cui, fra l'altro affermò:
« L'Em.mo card. Guarino scelse tre modelli
perfettissimi di vita pastorale per suoi speciali protettori: San Carlo
Borromeo per lo zelo operoso, S. Francesco di Sales per la dolcezza della
sapienza, S. Alfonso dei Liguori per
il discernimento perfetto. Con queste virtù camminò al cospetto della maestà
divina nella verità, nella giustizia e nella rettitudine del cuore ».
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La sera del 3 maggio 1907 una mesta
processione salmodiante dal cimitero si avviò in città e si sciolse nella
chiesa della Maddalena dove il feretro venne deposto sotto la cupola.
Domenica, 5 maggio, al salma, in solenne
corteo, dalla Maddalena mosse per la cattedrale, sfilando per le vie cittadine
colme di folla silenziosa e devota.
Con l'Arcivescovo D'Arrigo erano presenti il
capitolo, il clero regolare e secolare, le autorità civili, le associazioni religiose.
Dai balconi piovevano fiori e cartellini
esaltanti le virtù del Guarino. In duomo venne celebrato l'ufficio funebre e
l'indomani mons. D'Arrigo con un solenne pontificale concluse le
manifestazioni.
« La salma integra e santa - scriveva il cronista - ora riposa non sotterra, ma sospesa fra due
chiese, quasi come campata - 172 -
in aria, in mezzo ai suoi fedeli ed ai
piedi del Sacramento d'amore e della Vergine Addolorata ». 87
Il terremoto del 1908 rispettò le reliquie di
mons. Guarino perché tanto la bara quanto il monumento rimasero intatti.
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