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5. La prima comunione
« Indi a poco - prosegue - per rescritto pontificio, venne da Girgenti
mia zia suor Maria Teresa Papia, religiosa consta cistercense, sorella di mamà,
per curare la sua salute. Era innocentissima quella religiosa e trattenevasi
con me piacevolmente a parlarmi di cose sante e ad istruirmi nella dottrina
cristiana. Spedita dai medici, pensò mia madre condurla in campagna con tutta
la famiglia e però andammo ad abitare a Bompensieri, - 17 -
altrimenti detto
Nadari, ove son tuttavia le terricciuole di mio padre e una casa nostra. Bompensieri
è un villaggio come Pallavicino che dista due miglia da Montedoro. Contavo io
da 7 a 8 anni di età e sotto l'istruzione di mia zia feci ivi la prima
comunione.
Mentre io contavo 9 anni venne un curato carmelitano 14 il
quale parlandomi sempre di Maria SS.ma del Carmelo, mi destò la voglia di farmi
frate carmelitano, non avendo altre idee di diverse religioni. Ma di farmi
prete avevo sempre avuto grandissimo trasporto e mi era di gran peso il diniego
dei miei perché volevano un sol prete in famiglia e secondavano l'inclinazione
di mio fratello Pietrino il quale portava il nome del santo zio parroco, aveva
molto ingegno e vivacità e mostrava di tendere al sacerdozio. Era questa la
ragione precipua che mi faceva secondare le vedute del curato carmelitano. Indi
a poco non tardò mio fratello a mostrare le sue intenzioni ed io me ne trovai
contentissimo.
Però mi esercitava a servire in Chiesa, sebbene secolare, pur serviva
messe, cantava sull'organo la messa, i vespri, il Tantum ergo, le lezioni
della settimana santa e, accomodatami mamà una sottana, fui provveduto di una
surpelliccia e me ne serviva in chiesa ad assistere alla messa solenne. Quando
mia zia monaca arricciava bene la surpelliccia, non mi pareva l'ora che venisse
il tempo di una messa cantata. Quella zia tornò subito in monastero appena
guarita e fu poscia mia penitente .15
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