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Domenico De Gregorio
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • CAPITOLO I    LA  FORMAZIONE
    • 8.    Il dialogo con l'esaminatore
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8.    Il dialogo con l'esaminatore

 

Mons. Guarino non lo riporta nelle sue note autobiografiche, ma è opportuno qui riprenderlo dal citato Numero Unico dove fu pubblicato, probabilmente, sui ricordi di chi, tante volte, l'aveva sentito raccontare dal protagonista.

-  Tu, buon ragazzo, gli diceva l'esaminatore, can. Amodei, hai tradotto bene e risposto con prontezza alle domande; ma io non posso promuoverti agli ordini minori.

-  Ma se ho tradotto e risposto bene alle domande, perché  non mi vuol promuovere?

-   Non voglio, posso, mio buon figliolo, perché, da mattina a sera, dovrei stare qui inchiodato a levare scomuniche. Ma che c'entrano, monsignore mio, le scomuniche?

-     Ah! c'entrano, purtroppo, le scomuniche, perché accoppandoti con i compagni cadresti in censura e sa quante volte!

-     Io accopparmi con i compagni? Io attaccar brighe? Ella non conosce mia madre che mi vuol vedere andare sempre solo. E guai a me, se sapesse in me qualche fallo; certo non mi risparmierebbe delle botte.

La sveltezza del neordinando e la prontezza delle risposte erano piaciute tanto all'esaminatore che la conversazione si protrasse fino a tarda sera. E la madre intanto che mai gli aveva permesso di rincasare più tardi dell'Ave Maria, entrò in gran timore e non si diede pace sino a che non l'ebbe visto tornare. Ed al primo apparire: Bravo! quella esclamò, tu hai voluto vestire l'abito di chierico per agire a modo tuo e così dicendo minacciava.

-      Deh! Mamma mia, si quieti, io non ci ho colpa: è stato l'esaminatore che mi ha trattenuto sino ad ora per darmi questa carta qui. E gliela mostrava.

-     Che ho io da fare di codesta carta? rispose la madre.

-     No, mamà, questa carta vale molto, io la ho ottenuta dopo esame, ed ora posso dirmi davvero Santa Chiesa.

-      E perché non informarmene prima?


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-  Non credetti prudenza informarla prima per timore che, se non fossi stato approvato, lei mi avrebbe rimproverato e, quel che sarebbe stato peggio, punito come negligente.17

 

 

 




17 Card. Guarino, p. 16.






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