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7. Al Dicastero degli Affari Ecclesiastici
Avvenuta la
rivolùzione del 1860, il Guarino non fu allontanato dal Dicastero degli Affari
Ecclesiastici in cui « sostenne sempre i diritti della Chiesa e operò
grandissimo bene in favore dei deboli e dei tribolati ».
L'avv. Malattesi,
allora ministro e vicedirettore di Grazia - 37 -
e Giustizia che l'ammirava
e poi gli divenne amico, un giorno gli disse:
- Signor canonico, venga
qualche volta a palazzo, se non altro, in segno di gradimento degli inviti del
Luogotenente.
- E a che fare?. . . verrei ad
un sol patto: che mi facciate trovare una cotta con la stola e il secchietto
dell'acqua benedetta per cacciarvi tutti i diavoli! perché, lei che è
galantuomo, deve averne almeno dieci e poi chi sa quanti gli altri.
Il Malattesi riferì le parole al Luogotenente generale Della Rovere che
volle conoscerlo. Un giorno il Malattesi glielo accompagnò.
« Venuto al Palazzo fu ricevuto dal Della Rovere in atteggiamento
militare, all'impiedi. Il Can. Guarino, dopo averlo salutato, gli disse:
- Eccellenza, sono venuto per ringraziarla delle cortesie fattemi con i
suoi inviti per intervenire alle soirées;
ma mi permetta una franca parola: la santità di quest'abito (mettendo le
dita al petto) mi ha ricordato il dovere di non profittarne.
A tali parole il Della Rovere, facendo un passo indietro e figgendo gli
occhi sul Guarino ruppe così il silenzio: Vi ammiro! È venuto qualche prete, ma
eh! . . . Avete ragione, fate bene a starvene a casa, facendomi arrivare i bei
rapporti che leggo sempre con piacere. Ma avreste difficoltà, sig. Canonico, di
onorarmi domani a pranzo?
Legato con modi così cortesi il dimani vi si recò col ministro. Gli
invitati erano dodici tutti uomini e durante il pranzo non si parlò d'altro che
delle belle processioni di Palermo e delle belle stole dei parroci ».10
Il Malattesi aggiunge che una volta il Della Rovere gli disse da solo a
solo: « Vi raccomando di non dare argomenti di gridare al canonico; quando
grida, grida per la giustizia. Guardategli la fronte! » E conclude: Da allora
in poi cominciò a rimettere a lui le pratiche con la puntata: al canonico pel suo - 38 -
parere. E quando costui vi scriveva: Urta coi canoni, il Luogotenente
scriveva sotto: si conservi ».
Su questo primo periodo della conquista piemontese e l'azione svolta
dal Guarino così scrive il nipote Pietro: « Dopo l'ingresso di Garibaldi in
Sicilia si formarono liste di proscrizione e il rastrellamento cominciò con la
cecità che rappresenta la colpa e il danno innegabile di tutte le rivoluzioni
vittoriose. Qui l'opera dello zio si svolse largamente a protezione degli
innocenti perseguitati, rendendo anche, un prezioso servizio al nuovo governo
del quale diminuiva gli errori e le conseguenze che essi necessariamente
producono . . . Fu così possibile che si evitasse, tra l'altro, l'errore di
trarre in arresto il Vescovo di Caltanissetta mons. Giovanni Guttadauro.
Fossero pure stati intimi i rapporti tra questo illustre prelato e la corte
borbonica è certo però che il vescovo si mantenne sempre nei limiti del suo
ministero spirituale e rifulse per virtù eccelse che dopo il colera del 1867
ebbero il loro pubblico riconoscimento dallo stesso governo italiano che lo
insignì della commenda dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ciò forma la riprova che
l'opera svolta a protezione di lui fu ispirata a vera giustizia ed evitò alla
rivoluzione un imperdonabile errore» .11
Quando nel 1862 fu soppressa la Luogotenenza il can. Guarino si dimise
dall'ufficio e non accettò la proposta di recarsi a Torino per esercitarvi le
stesse mansioni.
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