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11. L'elogio funebre del can. Michelangelo Caramazza
La prima domenica di luglio 1869, mentre si trovava in duomo per
l'ufficio e la messa corale, morì improvvisamente il can. Michelangelo
Caramazza.
In Palermo, nello scorso secolo, prosperavano quattro Congregazioni di
sacerdoti con lo scopo di mantenere e sviluppare lo spirito ecclesiastico nei
loro membri con riunioni formative, esercizi spirituali e pratiche di pietà.
Una delle più importanti era quella di Maria SS. del Fervore, Sotto il
titolo dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, in cui, come scrisse il p. Gioacchino
Ventura, « era riunito tutto cio che il clero palermitano aveva di più dotto e
di più edificante ».
Poiché il can. Caramazza e il Guarino ne facevano parte fu chiamato
quest'ultimo a tesserne l'elogio funebre. Come tema scelse la frase biblica:
Usasti verso il tuo servo una grande - 46 -
misericordia; egli
camminò al tuo cospetto nella verità, nella giustizia, nella rettitudine (3 Re 3,6) perché, secondo il Guarino il
can. Caramazza « non altra aspirazione si ebbe che per la verità, cercandola in
Dio; per la giustizia rendendo a ciascuno quel che gli era dovuto, per la
rettitudine, componendo a vera semplicità i suoi costumi ». 24
Il Guarino svolse il suo assunto con buona erudizione biblica e
patristica e profondo spirito sacerdotale.
« Gran Dio - esclamava ad un certo punto - come è vero che il nobile
aringo del sacerdozio debba iniziarsi nella contraddizione, corrersi nella
sofferenza e consumarsi nella carità ad imitazione di Colui che, venendo al
mondo, ancora fanciullino incontra la persecuzione di Erode, vive adulto fra le
mormorazioni e le insidie dei farisei e lasciasi infine consumar dall'amore su
di una croce ». 25
Il Guarino delineò la figura dell'estinto sottolineandone le rare virtù
umane e sacerdotali che lo avevano reso modello ed esempio al clero dei suoi
tempi, anche se la sua vita non presentava « nulla di straordinario né un
esteriore apparato di gloria che abbagli; fu nobile ed ammiranda nella sua
semplicità: fu piena di ciò che forma la vera gloria al cospetto della Chiesa e
di Dio ». 26
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