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Domenico De Gregorio
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • CAPITOLO  III     ARCIVESCOVO DI SIRACUSA
    • 1.    L'elezione  ad  Arcivescovo  di  Siracusa
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CAPITOLO  III

 

 

ARCIVESCOVO DI SIRACUSA

 

 

 

1.    L'elezione  ad  Arcivescovo  di  Siracusa

 

Dopo l'unificazione d'Italia, a causa del noto attrito del nuovo regno con la Chiesa, parecchie sedi vescovili  più di un centinaio - per vari motivi, erano rimaste vacanti.

Si erano compiuti dei tentativi per superare le difficoltà, ma, per un decennio, non fu possibile giungere ad un accordo, anche tacito, tra le due parti, nonostante l'opera di insigni personaggi, come S. Giovanni Bosco, l'on. Ricasoli, il Vegezzi, il Tonello, il Calegaris, l'abate Pappalettere ed altri.

Verso la fine del 1871 fu superata qualcuna fra le maggiori difficoltà e così si potè procedere alla nomina di alcuni vescovi anche per le diocesi vacanti della Sicilia.

Per Agrigento venne eletto mons. Domenico M. Turano, per Caltagirone mons. Antonino Morana, per Noto mons. Benedetto La Vecchia Guarnieri, per Siracusa mons. Giuseppe Guarino.

L'annunzio ufficiale gli venne dato da mons. Sagretti, uditore di Sua Santità, con lettera del 3 dicembre 1871 all'arcivescovo mons. Celesia, che gliela partecipò.


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« Fu tale il colpo che ricevette nell'animo sensibilissimo che svenne e tramortito gli cadde ai piedi. Si ricorse subito a ristori, mentre il buon arcivescovo, seriamente preoccupato, adopravasi con affettuosi conforti a rianimarlo. a nulla valsero gli incoraggiamenti e le esortazioni degli amici sacerdoti che gli volevano gran bene.

I suoi polsi erano sempre convulsi e questo fatto teneva molto impensieriti i medici che giornalmente lo visitavano. Non gli si poteva dare il titolo di monsignore senza che non lo soprassalisse una sincope ». 1

Il can. Pennino così ricorda quel periodo: « Io lo vidi in quei tristi giorni in preda ad un indicibile sconforto nascondersi agli sguardi degli amici e mutare in pianto il suo abituale sorriso. Rifiutava ogni cibo, gli era possibile chiudere gli occhi al sonno. Talora, abbattuto dalle lotte del suo spirito cercava riposo, ma, ad un tratto, in un sussulto improvviso udivasi gridare: Vescovo, no! ». 2

Mons. Bernardo Cozzucli, vescovo di Nicosia, aggiunge questi altri particolari: « Correva il febbraio 1872 ed io, fungendo allora l'ufficio di segretario dell'allora arcivescovo ed ora Cardinale Celesia, me ne stavo con lui in Palermo. Da Roma arrivò il biglietto dell'Uditore Sanctissimi che al can. Guarino partecipava l'elezione fattane dal S. Padre alla sede arcivescovile di Siracusa. Un mio biglietto, per incarico avutone dal Celesia, invitava il Guarino a favorire per un affare che lo riguardava.

La dimane il Guarino fu dall'Arcivescovo e, sentito di che si trattava, ne ebbe un grande sconforto e dopo aver lottato per la rinunzia, ma invano, venne di presenza da me che me ne stavo a scrivere nella modesta cameretta del seminario dove allora io abitava.

Io che faceva bene a confidenza con lui e che molto avevo da fare non cessai di scrivere ed egli ritenendo, bene o male,


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non so, che io avessi avuto qualche particina di complicità nella cosa, a tacciarmi di falso amico e traditore perché ne volli l'eterna rovina, essendo lui immeritevole della carica di pastore. E ci volle del bello e del buono perché io l'avessi calmato, richiamandolo a considerare ciò che nella sua umiltà più non comprendeva che, cioè, chi viene chiamato da Dio, riceve da Dio le grazie necessarie per l'ufficio cui viene destinato. 3

 Passati i primi giorni di smarrimento, mons. Guarino decise di non accettare un peso così grave e il giorno 11-12-1871 indirizzò a Pio IX la seguente lettera:

« Beatissimo Padre,

prostrato dinnanzi all'augusto trono della S. V. umilio il mio rendimento di grazie per la benignità con cui si è degnata elevare la mia miseria alla cattedra arcivescovile di Siracusa.

Non isdegni, intanto, Beatissimo Padre che, penetrato della più profonda venerazione e della più intima e filiale fiducia, Le rassegni che, dopo lunghe e non interrotte preghiere a Gesù Sacramentato e alla Vergine Immacolata e dopo varie messe all'uopo celebrate, sono venuto nella decisa conoscenza, già da Dio voluta, che per impellenti e personali motivi di mia coscienza, non posso adoperarmi utilmente.

Non mentisco esagero, Padre Santo; e di tutto cuore continuerò la mia preghiera finché l'Infallibile del cielo con le sue ispirazioni farà conoscere all'Infallibile della terra che non affatto per indocilità di mente, la quale sarebbe intollerabile delitto, ma per vera necessità e per motivi particolari della mia coscienza, ai quali mi è impossibile resistere, io non posso sobbarcarmi a tale peso. Umilmente La supplico a farmi grazia dell'Apostolica Benedizione, unico bene inestimabile, che, con la grazia di Dio, in questa terra desidero, nell'atto di prostrarmi al bacio del sacro


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piede e di riaffermarmi pieno della più sacra e profonda riverenza ». 4

Alla lettera del Guarino fu risposto così dal Card. Antonelli: « Per corrispondere al desiderio che V. S. Ill.ma mi esprimeva col suo foglio del giorno 11 spirante mese, io feci presente al S. Padre i motivi da Lei addotti, per essere esonerata dalla cattedra arcivescovile di Siracusa cui venne prescelta. La Santità Sua non crede peraltro di dovere recedere dalla presa risoluzione e confida che, sottoponendosi con cieca obbedienza alla volontà del Signore, potrà ella sostenere con vantaggio della Chiesa e pel bene dei fedeli il grave e difficile incarico che le volle affidare. Nel far noto questo pontificio volere al quale, non dubito, sarà Ella per uniformarsi, pienamente le confermo i sensi della mia distinta stima ». 5

Il  Guarino, dunque, dovette chinare il capo e accettare la missione a cui il Pontefice lo destinava e così il giorno 8 gennaio 1872 rispose al Cardinale Antonelli:

« Ho ricevuto l'alto onore della veneratissima sua del 31 dello scorso dicembre con la quale si è degnata parteciparmi gli oracoli definitivi del Beatissimo Padre intorno alle mie suppliche onde essere esonerato dalla cattedra arcivescovile di Siracusa

Resistere al volere supremo del Vicario di Gesù Cristo, sarebbe un'indegna e scandalosa temerità; saprei, anche a costo della morte, menomamente contristare il cuore amabilissimo del Padre comune dei fedeli.


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Mi rassegno dunque ben volentieri alla volontà del Beatissimo Padre che reputo volontà di Dio e supplico l'Em.za Sua Rev.ma a farmi grazia di umiliare al trono augusto di Sua Santità l'atto della mia cieca sottomissione con la preghiera di mandarmi l'apostolica benedizione ». 6

« Dio -continua nei suoi ricordi il can. Pennino- lo voleva posto sul candelabro e  l'umile  sacerdote  dovette  ubbidire  alla  parola  imperiosa del Vicario di Gesù Cristo. Però (meraviglia a dirsi) appena risuonò all'orecchio del Guarino la parola imperiosa, sentì nell'animo suo diffondersi come una nuova luce, un balsamo soave, un'energia confortatrice. I suoi timori e le ansie affannose cessarono immantinente ed un affetto irresistibile destossi nel suo cuore verso i lontani ed ignoti figlioli che Dio gli affidava: era il cuore del Padre, del vescovo che trasumanato dall'unzione de Divino Spirito cominciava a palpitare nel suo petto ». 7

Lo stesso mons. Guarino, alcuni anni dopo, ricordando questi fatti scriveva: « L'animo avvilito e stanco non trovò forza e tranquillità che nell'ubbidienza alla voce di Colui che annunziava gli oracoli del Cielo ». 8

Prosegue il can. Pennino: « Siracusa divenne tosto la meta dei suoi pensieri, delle sue premure, del suo zelo apostolico. Sarebbe subito volato a Siracusa per conoscere, benedire, consolare e dirigere il novello suo gregge. Chiedeva a tutti notizie della sua nuova famiglia ed io che da qualche anno ero stato a


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visitare Siracusa, ebbi il primo la sorte di informarlo sulla gentilezza ed ospitalità di quella illustre cittadinanza e delle speciali condizioni di quella antichissima sede arcivescovile.

Oh!. come sfavillavano d'amore a quei cenni le sue pupille e quanta gioia brillava nel suo viso ». 9

Ai nuovi vescovi furono impartite istruzioni sul modo di comportarsi verso il governo italiano. Mons. Guarino così ne scrisse il marzo 1872 al Card. Antonelli:

« Se in ogni tempo ho nutrito nel mio cuore un sentimento di ossequio e di riverenza illimitata verso la S. Sede Apostolica molto più ora che con vincoli più stretti sono ad essa congiunto.

Mi permetta adunque, Em.mo e rev.mo Signore che appena promosso dalla clemenza della Santità di Nostro Signore, sebbene senza alcun mio merito, alla cattedra arcivescovile di Siracusa, le presenti l'omaggio del mio profondo rispetto, metta me stesso e il mio popolo sotto la speciale protezione dell'Eminenza vostra Rev.ma perché si degni confortarmi nel promuovere la gloria di Dio, la cieca e l'amorosa obbedienza dovuta alla S. Sede Apostolica e l'indipendente libertà della Chiesa.

Oggi stesso, da questo venerando mons. Arcicescovo ho ricevuto partecipazione delle istruzioni sul contegno che dovranno tenere i novelli vescovi verso il governo: ed ho l'onore di rassegnarle che saranno da me a qualsiasi costo fedelissimamente eseguite.

La sua bontà mi fa ardito a presentarle una lettera colla preghiera umilissima di degnarsi far modo che sia umiliata al Beatissimo Padre.

Mi prostro al bacio della S. Porpora e con profonda riverenza ho l'alto onore di essere dell'E. V. Rev.ma um.mo servo, G. Guarino ».10

 




1 Card. Guarino , o. c. , p. 16-18.



2 Ibid., p 17-18.



3 Il Giubileo Episcopale - (Mensile di Messina per le feste giubilari di mons. Guarino, pubblicato nel primo semestre dell'anno) - Marzo 1897, p. 3 - 4.

Mons. Cozzucli non ricordava esattamente la data; l'episodio da lui narrato dovette svolgersi nel dicembre precedente.



4 Archivio Segreto Vaticano (ASV)-Segreteria di Stato, 1872 Rub.3, fasc.3, fg. 1141 (3-4).



5 Nel Numero Unico citato, questa risposta è riportata con la firma G.B. Dusmet. Noi abbiamo sottocchio una fotocopia della minuta di essa, proveniente dall'Archivio Segreto Vaticano. Sembra, come altre, del Card. Antonelli, a cui, per altro, poi, il Guarino invia la risposta. Se non fosse dell'Antonelli, che farebbe nell'Archivio Vaticano una minuta del Dusmet? Il tono burocratico della lettera non sì potrebbe spiegare, tenuto conto dell'amicizia che legava il Dusmet e il Guarino.



6 ASV, Ibid. - Dopo questa lettera, il 16-1-1872 così dalla Scgreteria di Stato si scriveva all'Uditore di S. Santità: N. 4047: « Il sacerdote Giuseppe Guarino, nominato recentemente arcivescovo di Siracusa che aveva pregato il S. Padre di essere esonerato dal grave incarico dell'episcopato, cedendo alla reiterata manifestazione fattagli in proposito della volontà pontificia, ha dichiarato di accettarla e di sottomettervisi con piena obbedienza. Tanto partecipasi a mons. Uditore di S. Santità per opportuna intelligenza e norma ».



7 Card. Guarino, o.c., p. 18.



8 G. Guarino - Lettera pastorale al clero e al popolo dell'archidiocesi di Messina - Siracusa 1875, p. 5



9 Card. Guarinoo. c., p. 18.

 



10 ASV 1872 Rub. 3, fasc. 4 fg. 642 (6-7). Il 9 marzo il Card. Antonelli accusò ricevutaMons. Celesia, Ibid. (8-9).






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