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Domenico De Gregorio
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • CAPITOLO  III     ARCIVESCOVO DI SIRACUSA
    • 2.   La consacrazione episcopale
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2.   La consacrazione episcopale

 

Mons. Guarino, con gli altri tre vescovi eletti, mons. Turano, mons. La Vecchia Guarnieri, mons. Morana fu consacrato dall'arcivescovo di Palermo, mons. Michelangelo Celesia, la domenica del 17 marzo 1872. Erano conconsacrandi: mons. Blundo, vescovo di Cefalù e mons. Cirino, vescovo di Derby.

Il 21 i novelli vescovi si recarono a Monreale per rendere omaggio a quell'arcivescovo e poi ognuno raggiunse la propria sede.

Mons. Guarino prese possesso della sua diocesi per procura al ciantro Don Gaetano Bonanno che era stato Vicario Capitolare. Questi, secondo la consuetudine, in una funzione solenne il 22 marzo si immise nel possesso canonico per « acceptationem mitrae archiepiscopalis in capite ».

Mosso da Palermo per raggiungere la nuova sede, mons. Guarino si fermò due giorni in Caltanissetta dove lo salutarono tutti i parenti e gli amici.11




11 A Saluzzo, nei giorni precedenti, il novello vescovo e i canonici. verso le autorità avevano assunto un atteggiamento che la S. Sede non gradì. Mons Guarino all'inizio di aprile così scriveva al Card. Antonelli: Tre giorni or sono ebbi l'alto onore della veneratissima sua del 10 corr. relativa al fatto riprovevole del capitolo della Chiesa di Saluzzo. Confesso all'E. V. Rev.ma che come n'ebbi notizia dai diarii, ne rimasi indignato; ed istruito da questo distintissimo arcivescovo mons. Celesia delle disposizioni della Santità di Nostro Signore, sull'assunto, nello spedire la procura per la presa di possesso in Siracusa avvertii il vicario Capitolare, prima dignità esistente del Capitolo, ad astenersi recisamente dal seguire quell'esempio per tutti i versi riprovato. Gradisca non pertanto la mia verace riconoscenza per la singolare bontà onde si è degnata istruirmi dei miei doveri e vivissimamente la supplico ad avvertirmi sempre che occorrà, protestando all'E. V. la mia ferma e decisa volontà di ubbidire in tutto ». ASV ibid. (10)






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