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3. La
prima lettera pastorale
Datata lo stesso giorno della sua consacrazione episcopale, mons.
Guarino inviò la sua prima lettera pastorale alla diocesi. Aprendo il cuore al
clero, ai religiosi, ai fedeli manifestava le sue ansie e la sua preoccupazione
per il novello incarico a cui lo chiamava il Sommo Pontefice.
« Era mestieri, dilettissimi, che venisse dall'alto la pace al mio
cuore e non venne che per la voce autorevole di Colui che, sostenendo sulla
terra le veci del Dio del cielo, mi impose di sottomettermi con cieca
obbedienza alla voce del Signore ».12
Dopo aver tratteggiato la figura ideale del vescovo e parlato delle sue
gravissime responsabilità, e della propria insufficienza, si ripeteva, per
incoraggiamento, le parole di S. Leone Magno: Qui mihi honoris est auctor, ipse mihi fiet administrationis adiutor et
ne sub magnitudine gratiae suae succumbat infirmus, dabit virtutem qui contulit
dignitatem.13
Perciò aggiungeva: « Mia fortezza sarà dunque il Signore e seguendo gli
ammaestramenti del Principe degli apostoli, pieno di fiducia e di confidenza,
getterò nel cuore amoroso e tenero di Gesù ogni mia sollecitudine sicuro che
Egli avrà cura di me.14
Rivolgendosi poi ai fedeli aggiungeva: « Perché riesca a rendervi
sicuri dagli agguati della perfidia di una filosofia menzognera e fatale e dal
fascino di una vanità che seduce, uccide e passa, con gemiti tratti dall'intimo
del cuore e con lacrime di interesse paterno e di sentita carità, pregherò di
continuo lo Spirito Settiforme a concedermi il dono della sapienza per voi. Sì,
per voi, perché al vostro profitto e alla vostra santificazione - 60 -
sono
ordinati da Dio i ministri del Vangelo e però i doni che essi ricevono non sono
che per il vostro vantaggio ».15
Dopo aver parlato degli effetti di misericordia, di bontà, di zelo
apostolico che produce nelle anime la sapienza divina ed essersi richiamato al
modello divino del Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita, il nuovo
vescovo, si rivolgeva particolarmente al capitolo, ai parroci, al clero, ai
religiosi, alle religiose e ai fedeli incitandoli al compimento del proprio
dovere, alla concordia e al reciproco amore.
Perché
tanto bene si operi fra noi tutti concludeva presentiamoci con fiducia al trono
della grazia per ottenere misericordia dal Signore.
Consacriamoci con viva fede e sinceramente al Cuore amoroso di Gesù,
dal quale ogni bene dipende, e frapponiamo l'intercessione potente della nostra
tenera madre Maria, dell'inclito patriarca S. Giuseppe, custode e protettore
della Chiesa universale e dei nostri santi protettori Marciano e Lucia. Oh ! se
valsero essi a liberarvi le mille volte da tremendi pericoli temporali, assai
più varranno a riedificare nei vostri cuori il tempio vivo di Dio ». 16
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