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4. L'ingresso
in Siracusa
Il nuovo arcivescovo entrò solennemente in Siracusa il 17 aprile. Fu
ricevuto alla stazione dal sindaco, principe Interlandi Landolina, nonostante
il parere contrario della giunta comunale.
Quando il corteo giunse in Via Maestranza, la più importante della
città, tra la folla si levarono alcuni fischi in segno di ostilità. Provenivano
dai massoni e dagli anticlericali particolarmente numerosi nella città
aretusea.
« Erano i patrioti di allora scrive Pietro Guarino - che sentivano il
bisogno di quell'espettorazione anticlericale, dicevano essi, ma che era invece
antireligiosa e incivile.
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Lo zio ricordava sorridendo
quell'incidente, ma il ricordo gli serviva per dire della civiltà finissima
della città di Siracusa, una delle migliori dell'isola e alla quale rimase
sempre affettuosamente legato.
Quei fischi, invero, dimostravano lo stato di tensione degli animi in
quel periodo tanto agitato per la vita della nobile città ». 17
Quel giorno, come allora si usava, il Sac. Francesco Battaglia di
Ragusa gli offrì, e distribuì poi ai presenti, un suo elegante carme latino in
cui virgilianamente cantava:
Ecce
sibi charum properavit visere gregem
pastor, qualem Arethusa vocabat et Elidis
aminis
At, videsn' obscura ut pacato nubila coelo
diffugiunt et summa mage splendet olympo?
Hic
nostram eloquii laudem complectitur unus
quem vigil atque aeterna Dei Providentia tandem
chari christiadum gregis miserata labores
afflavit suasit, legit,
misitque sacratum
ad siculam Ortygiam et
viduata sede locavit.18
Dopo aver celebrato il programma di rinnovamento cristiano e di
pastorale attività del nuovo arcivescovo di cui loda anche l'aspetto per
l'insolita dignità:
Et
quantum decus in solio compositus habet!
Qualis honor, praeter solitum, resplendet in ore. 19
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quasi
ne presentiva il rapido passaggio da Siracusa:
Te Omnipotens Deus ad magna et meliora
reservat! 20
Mons. Guarino qualche giorno dopo del suo ingresso,
come già aveva fatto nel suo primo discorso, in una notificazione inviata alla
diocesi, affidava la sua azione pastorale alla protezione della Vergine
Immacolata e invitava perciò a solennizzare il prossimo mese di maggio e la
imminente festa di S. Lucia, esortando i fedeli ad accostarsi alla confessione
e alla comunione eucaristica.
« Inteneriti e commossi dalle dimostrazioni del vostro filiale
affetto- scriveva - non sapremmo meglio manifestarvi la nostra
riconoscenza che invitandovi a partecipare con noi alla mensa del Divino
Agnello nella quale gusteremo il pane della vita e dell'intelligenza e il vino
soave che fa germogliare le vergini.
No, amatissimi figlioli, non avremo giammai nella vita giorni più lieti
di quelli in cui ci sarà dato vedervi raccolti attorno all'ara del Signore, per
ricevere dalle nostre mani le carni immacolate dell'amoroso Gesù ».21
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