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Domenico De Gregorio Il Card. Giuseppe Guarino IntraText CT - Lettura del testo |
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10. L'insegnamento pastorale
Mons. Guarino nutriva spiritualmente il suo gregge anche con gli scritti e le lettere pastorali che inviava, più volte all'anno, in varie occasioni. Parliamo dei documenti più importanti, almeno tra quelli che si è riusciti a raccogliere. Per la quaresima del 1876 mons. Guarino esortò il clero e il popolo alle opere della penitenza, alla preghiera, al raccoglimento, alla lotta contro le passioni e il peccato causa prima di tutti i mali sociali. « Che giova dissimularlo, figlioli carissimi? Egli è mestieri espiare il peccato, inaridire questa sorgente funestissima degli innumerevoli mali che inondano il mondo e sprigionare con la penitenza il fuoco del divino amore, perché discenda sulla terra (oh! quanto deturpata!) la pioggia soave della grazia e della misericordia. Si è già fatta, in altro tempo, e si è ripetuta altresì sotto gli occhi nostri la prova ben triste di rendere Dio straniero alle cose del mondo e all'uomo e di cercare altrove che nella Chiesa, depositaria della celeste dottrina, la fonte della moralità delle azioni e il fondamento della prosperità sociale e individuale. Ma, o Dio, a quali errori non si è abbandonata l'umana ragione, percorrendo senza alcun freno i campi sterili ed avvelenati di una filosofia menzognera ». 60 Ricordando la festa della dea Ragione celebrata nella Parigi rivoluzionaria commentava: « Tutto questo sa produrre l'umana ragione abbandonata a se stessa! Nei secoli di barbarie e di ignoranza essa presentava all'adorazione del popolo Venere e la cipolla e nel secolo che fu detto di lumi e di civiltà, la squaldrina. 61 Per questo, per evitare tante rovine temporali e morali, tanti disastri di ogni genere nella vita e nella società e degli individui, bisogna richiamar Dio nella società, Dio nelle famiglie, Dio nei cuori, quel Dio amoroso e provvido che il peccato e la miscredenza ci ha reso straniero ». 62 Nella quaresima del 1880 mons. Guarino particolarmente richiamò il clero al dovere della predicazione e il popolo a quello dell'ascolto della parola di Dio: « Le leggi umane possono ben punire gli atti esteriori, ma prevenirli non mai. È Dio, Dio soltanto che impera sulle coscienze, è la voce della religione che raddolcisce i cuori e li soggioga . . . Una mano sulla coscienza, nel silenzio delle passioni, e vedrete voi stessi, miei cari figli, che impedisce più delitti un confessionale che cento ergastoli e cento mannaie ». 63 Per la quaresima del 1881 commentò l'enciclica Arcanum di Leone XIII. Nell'agosto dello stesso anno, con altra lettera, mons. Guarino stigmatizzò l'affronto recato il 13 luglio alla salma di Pio IX e in altra, datata il 12 settembre, festa del nome di Maria, deplorò la lotta contro la verità, contro la Chiesa e il Papa che con più virulenza era stata ripresa in quei giorni. « Per la Chiesa e per il Papato - egli scriveva 64 - due termini che si confondono in uno, io non temo punto: la barca del Pescatore di Galilea, battuta dai marosi delle umane passioni e dell'incredulità, perché guidata da mano invisibile, ma onnipotente, arriva sempre tranquillamente al porto. Temo bensì per voi, miei fratelli e figli in Gesù Cristo, perché assediati da ogni lato da stampe e da declamazioni insinuanti e vivaci, potreste adusar così il vostro orecchio a certe massime perverse e imbellettate di filantropia, di progresso e di malintesa civiltà da mettere in pericolo la vostra fede . . . Ecco i miei timori, ecco l'argomento che desola l'anima mia e mi fa gemere di continuo per le anime vostre alle mie cure commesse dal pastore supremo. . . È bene dunque che ogni fedele fra tanti pericoli stia saldo nella credenza e lo confessi pubblicamente non solo per non venir tacciato, come reo di defezione, dal Giudice eterno, il quale protesta non essere degno di lui chi non lo confessa dinnanzi agli uomini, ma a conforto altresì dell'animo angosciato del Beatissimo Padre . . . ». Dopo l'enciclica di Leone XIII Auspicato concessum est sul Terz'Ordine Francescano (17-9-1882) mons. Guarino scrisse una pastorale per promuoverlo nella sua diocesi, perché molto adatto a correggere i costumi e migliorare la pratica della vita cristiana « Le poche, semplici regole del Terz'Ordine, da cui peraltro nessun buon cristiano può dirsi esente, unite all'esempio specchiato di ogni spogliamento e della più accesa carità verso Dio e verso il prossimo, mutarono l'aspetto dell'Europa e molto più dell'Italia. Il Terz'Ordine e S. Francesco tutti richiamavano al dispregio del mondo, al pensiero dell'eternità e a consigli di pace, tutte ammansivano quelle fiere indomite, tutti spegnevano gli odi e le fazioni, e dappertutto stabilivano la scambievole dilezione, l'ordine, l'armonia, la tranquillità: non è concepibile l'entusiasmo che rapiva i popoli dietro a S. Francesco ». 65 In un'altra lettera dell'agosto del 1884 mons. Guarino, dopo aver parlato di alcune disposiz'oni pontificie riguardanti le imminenti celebrazioni mariane di Loreto, esortò alla vera devozione alla Madonna: « Non è possibile piacere a Dio e a Maria senza l'integrità della fede e senza l'osservanza della legge santa ».66 Poi si soffermò sulla massoneria e sulle sette segrete, fonte di tanti mali nella società moderna, riferendosi specialmente alla lettera di Leone XIII Humanum genus. Dopo aver esortato alla preghiera per scongiurare il grave morbo che allora minacciava la Sicilia, il colera, mons. Guarino conclude: « Ma ben altro morbo assai più formidabile e pestilenziale, e lo dico con lacrime, è purtroppo in casa nostra a far strage di anime parlo delle varie sette segrete che hanno centro comune la società massonica il cui ultimo scopo è mettere a soqquadro ogni ordine, ogni potenza divina ed umana, schiantare i troni quali che siano ed ogni civile ordinamento, relegare Dio dal tempio, dalla società, dalla famiglia, dai cuori e rimettere Venere sugli altari. Io non istò ad indagare l'origine della massoneria, certo è che, in men di un secolo e mezzo, ha fatto il giro del mondo e con passi lenti e calcolati ha invaso tutti gli stati con le sue arti subdole ed infernali sotto le abbaglianti apparenze della civiltà e dell'uguaglianza della compassione verso le classi povere, gli operai, i sofferenti, per illudere i semplici e i gonzi, si è fatta strada coi più atroci delitti, gli attentati più esecrandi ».67 Il Guarino perciò esortava i parroci e i sacerdoti a diffondere l'enciclica di Leone XIII, a commentarla ai fedeli e infine a pregare specialmente invocando l'aiuto della Madonna: « Il Beatissimo Padre conclude la sua enciclica Humanum genus con queste parole salutari: Invochiamo l'aiuto e la mediazione di Maria Vergine Madre di Dio, affinché contro le empie sette in cui veggonsi chiaramente rivivere l'orgoglio contumace, la perfidia indomita, la simulatrice astuzia di Satana, dimostri la potenza sua, Essa che trionfò di lui sin dal primo concepimento ». 68 Nella natività di Maria SS.ma del 1885 esorta a speciali preghiere « alla Vergine Santissima perché la fede si conservi integra nel gregge di Gesù Cristo, i nemici del nome cristiano siano dalla sua potenza umiliati e i fedeli, redenti dal sangue di Gesù Cristo, si ritraggano dall'eterna perdizione, oggetto per il quale dalla Chiesa fu istituito il Rosario di Maria SS.ma ». 69 Sul giubileo, in riferimento all’enciclica Quid auctoritate apostolica (22-12-1885), si sofferma il Guarino per la quaresima del 1886. Ricordate, in bella sintesi, le encicliche emanate sino allora da Leone XIII, esorta tutti alla pratica della penitenza e a far tesoro del giubileo straordinario indetto dal Papa. Passa poi a dare sagge direttive ai predicatori e confessori. Nell'epifania del 1887, per spingere i fedeli alla celebrazione del 50° di messa di Leone XIII, presenta la figura del grande papa come erede di S. Pietro che guarisce il paralitico sulla porta del tempio: Leone XIII ripete le parole dell'Apostolo all'inferma umanità contemporanea: « Questa grande parola ha egli pronunziata con le meravigliose encicliche che dall'uno all'altro polo han riempito di stupore le intelligenze più elevate ».70 Invitava perciò i messinesi alla preghiera, alle opere di carità e a preparare doni da offrire al Pontefice in un pellegrinaggio diocesano, per aiutare i poveri di tutto il mondo, le chiese bisognose, le missioni. Il 25 agosto 1889, aderendo all'invito della S. Sede di illustrare ai fedeli che «i maggiori sforzi dei nemici erano indirizzati a rapire alle generazioni italiane quella religione santissima che fu sempre per esse ricca sorgente di ogni prosperità e grandezza », 71 il Guarino esorta i suoi fedeli a rivestirsi della armatura della fede, a vigilare e pregare per resistere a tutte le tentazioni contro la vita religiosa e cristiana. Poiché, mentre scrive, gli giunge l'enciclica Quamquam pluries di Leone XIII su S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale, la trascrive quasi per intero, esortando i fedeli alla devozione verso questo santo e a recitare spesso la preghiera « A Te, beato Giuseppe » che il Papa allegava a quella lettera. Per la quaresima del 1891 l'arcivescovo trasmette ai suoi fedeli l'enciclica Catholicae Ecclesiae di Leone XIII (20-11-1890) sugli schiavi dell'Africa e il dovere cristiano di aiutarli, sostenendo i missionari e soprattutto l'opera del card. Lavigerie. La lettera pastorale per la quaresima del 1892 è un richiamo ai fedeli perché si guardino dall'indifferentismo e dall'ateismo che sono causa di danni gravissimi per la società e gli individui. La prima parte della lettera è ricca di citazioni di autori inconsueti nelle pastorali dei vescovi come Voltaire, Bayle, Hobbes, Spinoza, Helvetius, La Mettrie, ma servono al Guarino per portare il lettore a questa conclusione: « Togliete l'idea di Dio, della vita futura, dell'eterna sanzione, della legge che premia la virtù coi godimenti ineffabili del paradiso e punisce il vizio con pene inenarrabili ed eterne, e anche con temporali castighi, e non avrete più ordine, non decenza, non pace, non famiglia, non società. La società sarà una riunione di selvaggi con forme esteriori più o meno brillanti, ma non affatto un consorzio di gente civile ». 72 Nel novembre del 1893 mons. Guarino con una notificazione impartiva le norme per l'Associazione della Sacra Famiglia e la devozione verso di essa che gli era tanto cara e gli sembrava tanto opportuna per difendere la fede e la moralità delle famiglie e conservarle o renderle un vivaio di vita cristiana. 73
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60 Lettera pastorale di mons. Guarino per la quaresima del 1876, Messina 1876, p. 4. 61 Ibid., p. 6. 62 Ibid., p. 8. 63 Lettera pastorale per la quaresima 1880. Messina 1880, p. 17. 64 Lettera pastorale al clero e al popolo di mons. Guarino. Messina 1887, pp. 9-10. 65 Sul Terz'Ordine di S. Francesco - Lettera pastorale di mons. G. Guarino. Messina 1882, p. 8. 66 Lettera pastorale di mons. G. Guarino. Messina 1884, p. 5. 67 Lettera pastorale di mons. Guarino, Messina 1884, p. 6. 68 Ibid., p. 9-10. 69 Lettera pastorale di mons. Guarino, Messina 1885, pp. 14-15. 70 Lettera pastorale per il giubileo sacerdotale di Leone XIII, Messina 1887, p. 5. 71 Lettera pastorale di mons. Guarino, Messina 1889, p. 4. 72 Lettera pastorale di mons. Guarino, Messina 1892, p. 12. 73 Notificazione di mons. Guarino - Messina 18-11-1893. |
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