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Domenico De Gregorio Il Card. Giuseppe Guarino IntraText CT - Lettura del testo |
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2. I tre concistori
Il 16 gennaio 1893 Leone XIII tenne il concistoro segreto in cui furono creati 14 nuovi cardinali e mons. Guarino fu il primo dell'elenco. Questo concistoro, come scriveva «Le moniteur de Rome» sarebbe rimasto « parmi les plus brillants et le plus memorables du pontificat de Léon XIII » perché rivestiva un carattere eccezionale, sia per il numero delle promozioni, il più elevato mai visto fino allora, sia per l'importanza e diversità dei nuovi eletti. Tra di essi primeggiavano i cardinali italiani Guarino, Mocenni, Malagola, Di Pietro, Persico, Galimberti « pour recompenser les mérites de cette église italienne, aujord’hui si durement éprouvée et unie sì étroitement à toutes les douleurs de son Chef ». 9 Nell'allocuzione pronunziata per la circostanza Leone XIII, ricordate le celebrazioni giubilari del suo sacerdozio e del suo episcopato e fatto un cenno alle condizioni dolorose dei tempi, manifestava la sua volontà di creare nuovi cardinali per completare il sacro Collegio per mezzo di « eximios viros bene de re christiana meritos quippe qui in episcopalibus muneribus, aut legationibus, aut honoribus urbanis gerendis, diligentia, integritate, rerum usu, spectata in Apostolicam Sedem fide praestitere».10
Subito dopo il concistoro mons. Marzolini, maestro delle cerimonie pontificie con il maestro di camera del Segretario di Stato, D. Filippo Rocchi, il Sostituto della Sommisteria Apostolica cav. Riggi, si recarono alla residenza di mons. Guarino per consegnargli il biglietto con cui gli si partecipava la sua elevazione al cardinalato. Il card. Guarino, come narrò mons. Isidoro Carini, « abbastanza commosso, ma con quella serenità sua che ben sa padroneggiare gli affetti, rispose che si sentiva impari a tanto onore; ma che nella sua elevazione lo consolavano soltanto le parole dettegli dal S Padre: La vostra scelta me l'ha ispirato Dio, solo lui, esclusivamente lui, aggiungendo che, infine, se aveva servito la S. Chiesa Romana per grazia di Dio, durante il corso della vita, tanto più sarebbero cresciuti adesso i sentimenti di fedeltà, di gratitudine, di sudditanza ».11 Alla consegna del biglietto tra gli altri erano presenti mons. Isidoro Carini, mons. Di Bisogno, mons. Radini-Tedeschi, mons. Procaccini, il generale dei Teatini p. Ragonesi, e molti altri sacerdoti e laici, specialmente messinesi e siciliani. Il concistoro semipubblico fu tenuto da Leone XIII il 18 gennaio. Il 5. Padre impose ai nuovi cardinali la mozzetta e il berretto. Il card. Guarino, a nome di tutti, pronunciò un discorso in latino che destò grande ammirazione. Il concistoro pubblico si tenne il 19 gennaio, nella Sala Regia, per l'imposizione del galero e l'assegnazione del titolo. A mons. Guarino venne dato quello presbiterale di S. Tommaso in Parione. 12 Era presente una folta delegazione messinese di cui facevano parte il can. Trischitta, il parroco Filocamo, mons. G. Scarcella, i sacerdoti De Francesco, Cali, Settineri, Ciccolo, il diacono Visalli, e poi il duca di S. Martino, il principe di Scaletta, il cav. Pennisi e i signori Freni, La Rosa, Prinzi, Vitale, Fleres in rappresentanza di vari organismi diocesani. Per la famiglia del Card. Guarino era presente l'Avv. Beniamino Guarino. Il 21 gennaio, Leone XIII, ricevette, in privata udienza, la delegazione messinese, dichiarandosi lietissimo di vederla così numerosa e tanto qualificata. Felicitandosi con il Card. Guarino asseriva essere stata vera ispirazione del Signore l'averlo innalzato alla dignità cardinalizia perché lo meritavano le sue virtù, la sua dottrina, le sue opere, il suo coraggio, le sue fatiche e sperava che la città, a cui aveva voluto rendere anche onore, si sarebbe mostrata grande e degna dell'alta ononficenza. Ricordando poi la Sicilia tutta, aggiungeva, che con tre cardinali sarebbe stata più forte e gagliarda nella lotta contro il male. In ultimo, rivolgendo la sua paterna attenzione ad un chierichetto, il piccolo Pietrino La Rosa, lo volle al suo fianco e, dopo tante domande scherzevoli, gli disse: « Quando tornerete a rivedere i vostri compagni da un pulpitino direte loro di aver visto il Papa e parlato con lui e di aver ricevuto incarico di comunicar loro che io li benedico e li voglio santi e buoni ». 13 Ai laici presenti il Papa raccomandò di mostrarsi apertamenti cattolici, scevri da ogni rispetto umano e benedisse singolarmente le varie associazioni cattoliche, avendo una particolare esortazione per ognuna di esse. L'udienza pontificia, che fu insolitamente lunga, destò nei presenti gioia e commozione singolari. « Non mi domandate - scriveva il cronista del Corriere Peloritano - se noi tutti della deputazione eravamo commossi. nel vederci così benevolmente intrattenuti dal Vicario di Gesù Cristo. Voi pure ne provereste un santo orgoglio, giacché questo tratto di particolare affetto del S. Padre non fu rivolto a noi soli, ma, per noi, all'intera città che tanto a cuore sta al Beatissimo Padre ». 14
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9 Le Moniteur de Rome – 16 – 17 gennaio 1893 10 Uomini eminenti benemeriti della Chiesa che negli incarichi pastorali, nelle nunziature, nell'amministrazione della Curia Romana per la loro diligenza, integrità, pratica degli affari, si segnalarono per una ammirabile fedeltà alla Sede Apostolica. 11 I. CARINI, La Carità. Palermo, Gennaio 1893, p. 31. 12 Il parroco della chiesa di S. Tommaso in Parione pubblicò in suo onore un discorso dal titolo: A.S. Em. Rev.ma il Card. G. Guarino titolare di S. Tommaso in Pariore per il rev.mo parroco A. Can. Centi. Roma 1893. 13 Il Card. Guarino, o. c., p. 30. Cfr. anche l'Osservatore Romano del 22 gennaio 1893. 14 Il Corriere Peloritano del 27-1-1893 che pubblicò anche un supplemento con la cronaca completa degli avvenimenti composta dal can. Giovanni Trischitta. Una notizia circolò in quei giorni a Messina: Francesco II di Borbone aveva scritto al Papa congratulandosi per la scelta del Guarino. Riprendendola La Gazzetta di Messina del 20 febbraio 1893 scriveva: « La notizia potrebbe essere inesatta e certamente è incompleta; ad ogni modo va intesa nel giusto suo significato. Francesco II in un momento di nostalgia politica (e ne ha purtroppo) avrà potuto scrivere quella lettera al Papa, come la scrive sempre in simili riscontri quando un suo ex suddito ottiene di essere nominato vescovo o meglio ancora cardinale. A non parlare di altri lo ha fatto per mons Celesia di Palermo, per mons. Dusmet di Catania e lo fa ora per mons. Persico di Napoli e per mons. Guarino di Messina. È una manifestazione di principe spodestato che sogna, nella grande solitudine di Parigi, il Regno delle due Sicilie. E che perciò? ». Il giornale aggiungeva che in quella circostanza quasi tutti i cani delle potenze europee, dall'imperatore d'Austria al presidente della Repubbl'ca francese, avevano mandato le proprie congratulazioni. Il Giornale di Sicilia del 17 febbraio scriveva da Messina che la lettera secondo il corrispondente aveva recato dispiacere in città e nociuto alla fama del Cardinale. « Dietro ciò aggiungeva - ci sono in paese due correnti, una vorrebbe che il municipio si astenesse di andare incontro al Guarino in forma ufficiale, l'altra, non solo vuole che si vada a fare atto di omaggio, ma pretende che il municipio stanzi delle somme per opportuni finanziamenti. Vedremo quale delle due correnti prevalerà ». |
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