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Domenico De Gregorio Il Card. Giuseppe Guarino IntraText CT - Lettura del testo |
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3. La fanciullezza «Nacqui assai macilento - continua il Guarino nelle sue note autobiografiche - e dava assai poca speranza di vita. Il vedermi così magro e così piccolo destava riso e per ischerno mi chiamavano “tignasuzzu da finestra "6 che presso noi è una piccola lucertola bianca che desta schifo a vedersi e credevasi ad ogni giorno che sarei morto. Mia madre, spinta dalla sua squisita tenerezza, disse con asseveranza che sarei vissuto e che Dio mi avrebbe fatto riuscire a qualche cosa di positivo. In ambo le parti avverossi il presentimento cbé vivo ancora e son riuscito a qualche cosa di grave nella incorrispondenza ai benefici di Dio, come meglio vedrete in progresso,avversando i disegni della Provvidenza».7 Il nipote, comm. avv. Pietro Guarino, figlio dell'omonimo fratello del Cardinale, così ricorda di avergli sentito raccontare:«Quando nacqui erocosì magrolino che la pelle mi si piegava sulle ossa. Nessuno credeva che sarei vissuto. Mi raccontò mia madre che un cappuccino che veniva per casa, mi chiamava tignuseddu da finestra. Ma il latte materno mi rinvigorì presto. Che ne avrebbero fatto di me ? »8 E poco dopo aggiunge: « Di sua madre, la signora Angela, mi parlò un giorno il venerando marchese di Mortillaro9 che la visitava assiduamente, quando la famiglia del sac. Guarino si riunì quasi tutta a Palermo. Donna di animo forte e tenerissimo ad un tempo, non baciava i suoi bimbi se non quando dormivano per conservare su di essi un potere assoluto che rendesse facile educarli; ma di loro viveva. Allorché le nacque il figlio Giuseppe Giovanni, sentì nel cuore come una voce che le diceva ciò che egli sarebbe diventato e, quando nei primi mesi, parve che il bimbo dovesse morire, ella, a coloro che la preparavano a quel dolore che pareva imminente, rispose: No! Non morrà e diventerà uomo grande.10 Lo zio mi parlava spesso di sua madre, come se continuasse a vivere in comunione con l'animo di lei. Era religiosissima, adorava il marito e i figlioli, prediligeva la musica, suonava il cembalo e volle che ognuno dei figli imparasse a suonare uno strumento. Aveva così messo insieme attorno a sé una piccola orchestra.. Alta, bella, diritta nella persona anche in età avanzata. Visse a lungo e il figliolo sacerdote le chiuse gli occhi ».11
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6 Probabilmente deve leggersi « tignuseddu da' finestra » come nell'interno della Sicilia si chiama il geco. 7 Card. Guarino, ibid. 8 Montedoro, p. 49. 9 Il Guarino, che restò sempre amico del Mortillaro, lo cita nella sua pastorale del 1886 come « un illustre letterato contemporaneo, strenuo propugnatore della verità, dotato di vasta e sorprendente erudizione, di sottile e straordinaria vivacità di mente e di saldissima e piena fede cattolica ». Lettera pastorale per la quaresima del 1886 - Messina, 1886, p. 11. 10 Montedoro, p. 50. 11 Ibid. |
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