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Vittorio Alfieri
Saul

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  • ATTO II
    • Scena terza
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Scena terza
David, Saul, Abner, Gionata, Micol

DAVID

La innocenza tranne.

 

SAUL

Che veggio?

 

MICOL

Oh ciel!

 

GIONATA

Che festi?

 

ABNER

Audace

 

GIONATA

Ah! Padre

 

MICOL

Padre, ei m'è sposo; e tu mel desti.

 

SAUL

Oh vista!

 

DAVID

Saùl, mio re; tu questo capo chiedi;
già da gran tempo il cerchi; ecco, io tel reco;
troncalo, è tuo.

 

SAUL

Che ascolto?...Oh David,...David!
Un Iddio parla in te: qui mi t'adduce
oggi un Iddio...

 

DAVID

Sì, re; quei, ch'è sol Dio;
quei, che già in Ela me timido ancora
inesperto garzon spingeva a fronte
di quel suberbo gigantesco orgoglio
del fier Goliatte tutto aspro di ferro:
quel Dio, che poi su l'armi tue tremende
a vittoria vittoria accumulava:
e che, in sue mire imperscrutabil sempre,
dell'oscuro mio braccio a lucid' opre
valer si volle: or sì, quel Dio mi adduce
a te, con la vittoria. Or, qual più vuoi,
guerriero, o duce, se son io da tanto
abbimi. A terra pria cada il nemico:
sfumino al soffio aquilonar le nubi,
che al soglio tuo si ammassano dintorno:
men pagherai poscia, o Saùl, con morte.
Né un passo allora, né un pensier costarti
il mio morir dovrà. Tu, re, dirai:
David sia spento: e ucciderammi tosto
Abner.-Non brando io cingeròscudo;
nella reggia del mio pieno signore
a me disdice ogni arme, ove non sia
pazienza, umiltade, amor, preghiere,
ed innocenza. Io deggio, se il vuol Dio,
perir qual figlio tuo, non qual nemico.
Anco il figliuol di quel primiero padre
del popol nostro, in sul gran monte il sangue
era presto a donar; né un motto, o un cenno
fea, che non fosse obbedienza: in alto
già l'una man pendea per trucidarlo,
mentre ei del padre l'altra man baciava.-
Diemmi l'esser Saùl; Saùl mel toglie:
per lui s' udia il mio nome, ei lo disperde:
ei mi fea grande, ei mi fa nulla.

 

SAUL

Oh! quale
dagli occhi antichi miei caligin folta
quel dir mi squarcia! Oh qual nel cor mi suona!-
David, tu prode parli, e prode fosti;
ma, di superbia cieco, osasti poscia
me dispregiar; sovra di me innalzarti;
furar mie laudi, e ti vestir mia luce.
E s'anco io re non t'era, in guerrier nuovo,
spregio conviensi di guerrier canuto?
Tu, magnanimo in tutto, in ciò non l'eri.
Di te cantavan d'Israèl le figlie:
"Davidde, il forte, che i suoi mille abbatte;
Saùl, suoi cento". Ah! mi offendesti, o David
nel più vivo del cor. Che non dicevi?
"Saùl, ne' suoi verdi anni, altro che i mille,
le migliaia abbatteva: egli è il guerriero;
ei mi creo".

 

DAVID

Ben io 'l dicea; ma questi,
che del tuo orecchio già tenea le chiavi,
dicea più forte: "Egli è possente troppo
David: di tutti in bocca, in cor di molti;
se non l'uccidi tu, Saùl, chi 'l frena?"-
Con minor arte, e verità più assai
Abner, al re che non dicevi? "Ah David
troppo è miglior di me; quindi io lo abborro;
quindi lo invidio, e temo; e spento io 'l voglio".

 

ABNER

Fellone; e il , che di soppiatto andavi
co' tuoi profeti a susurrar consigli;
quando al tuo re segreti lacci infami
tendevi; e quando a' Filistei nel grembo
ti ricovravi; e fra nemici impuri
profani traendo, ascose a un tempo
pratiche ognor fra noi serbavi: or questo,
il dissi io forse? o il festi tu? Da prima,
chi più di me del signor nostro in core
ti pose? A farti genero, chi 'l mosse?
Abner fu solo

 

MICOL

Io fui: Davide in sposo,
io dal padre l'ottenni; io il volli; io, presa
di sue virtudi. Egli il sospir mio primo,
il mio pensier nascoso; ei la mia speme
era; ei sol, la mia vita. In basso stato
anco travolto, in povertà ridotto,
sempre al mio cor giovato avria più David,
ch' ogni alto re, cui l'oriente adori.

 

SAUL

Ma tu, David, negar, combatter puoi
d'Abner le accuse? Or, di': non ricovrasti
tra' Filistei? nel popol mio d'iniqua
ribellione i semi non spandesti?
La vita stessa del tuo re, del tuo
secondo padre, insidiata forse
non l'hai più volte?

 

DAVID

Ecco; or per me risponda
questo, già lembo del regal tuo manto.
Conoscil tu? Prendi; il raffronta.

 

SAUL

Dammi.
Che veggio? è mio; nol niego...Onde l'hai tolto?...

 

DAVID

Di dosso a te dal manto tuo, con questo
mio brando, io stesso, io lo spiccai.-Sovvienti
d' Engadda? , dove tu me proscritto
barbaramente perseguivi a morte;
, trafugato senza alcun compagno
nella caverna, che dal fonte ha nome,
io m'era: ivi, tu solo, ogni tuo prode
lasciato in guardia alla scoscesa porta,
su molli coltri in placida quïete
chiudevi al sonno gli occhi...Oh ciel! tu, pieno
l'alma di sangue e di rancor, dormivi?
Vedi, se Iddio possente a scherno prende
disegni umani! ucciderti, a mia posta,
e me salvar potea, per altra uscita:
io il potea; quel tuo lembo assai tel prova.
Tu re, tu grande, tu superbo, in mezzo
a stuol d' armati; eccoti in man del vile
giovin proscritto...Abner, il prode, ov'era,
dov'era allor? Così tua vita ei guarda?
serve al suo re così? Vedi, in cui posto
hai tua fidanza, e in chi rivolto hai l'ira.-
Or, sei tu pago? Or l'evidente segno
non hai, Saùl, del cor, della innocenza,
e della fede mia? non l'evidente
segno del poco amor, della maligna
invida rabbia, e della guardia infida
di questo Abner?

 

SAUL

Mio figlio, hai vinto; hai vinto.
Abner, tu mira; ed ammutisci.

 

MICOL

Oh gioia!

 

DAVID

Oh padre!

 

GIONATA

Oh felice!

 

MICOL

Oh sposo!

 

SAUL

Il giorno,
sì, di letizia, e di vittoria, è questo.
Te duce io voglio oggi alla pugna: il soffra
Abner; ch'io 'l vo'. Gara fra voi non altra,
che in più nemici esterminare, insorga.
Gionata, al fianco al tuo fratel d'amore
combatterai: mallevador mi è David
della tua vita; e della sua tu il sei.

 

GIONATA

Duce Davìd, mallevadore è Iddio.

 

MICOL

Dio mi ti rende; ei salveratti...

 

SAUL

Or, basta.
Nel padiglion, pria della pugna, o figlio,
vieni un tal poco a ristorarti.
Il lungo duol dell'assenza la tua sposa amata
rattempreratti: intanto di sua mano
ella ti mesca, e ti ministri a mensa.
Deh! figlia, (il puoi tu sola) ammenda in parte
del genitor gli involontari errori.

 

 




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