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Vittorio Alfieri
Saul

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  • ATTO IV
    • Scena terza
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Scena terza
Saul, Gionata

SAUL

Gionata, m'ami?...

 

GIONATA

Oh padre!...Io t'amo: ma ad un tempo io cara
tengo la gloria tua: quindi, ai non giusti
impeti tuoi, qual figlio opporsi il puote,
io mi oppongo talvolta.

 

SAUL

Al padre il braccio
spesso rattieni tu: ma, quel mio ferro,
che ad altri in petto immerger non mi lasci,
nel tuo petto il ritorci. Or serba, serba
codesto David vivo; in breve ei fia
Voce non odi entro il tuo cor, che grida?
"David fia 'l re."-David? fia spento innanzi.

 

GIONATA

E nel tuo cuore, in più terribil voce
Dio non ti grida? "Il mio diletto è David;
l'uom del Signore egli è". Tal nol palesa
ogni atto suo? La fera invida rabbia
d'Abner, non fassi al suo cospetto muta?
Tu stesso, allor che in te rientri, al solo
apparir suo, non vedi i tuoi sospetti
sparir, qual nebbia del pianeta al raggio?
E quando in te maligno spirto riede,
credi tu allor, ch'io tel rattenga, il braccio?
Dio tel rattiene. Il mal brandito ferro
gli appunteresti al petto appena, e tosto
forza ti fora il ritrarlo: cadresti
tu stesso in pianto a' piedi suoi; tu padre,
pentito, sì: ch'empio, nol sei

 

SAUL

Pur troppo
vero tu parli. Inesplicabil cosa
questo David per me. Non pria veduto
io l'ebbi in Ela, che a' miei sguardi ei piacque,
ma al cor non mai. Quando ad amarlo io presso
quasi sarei, feroce sdegno piomba
in mezzo, e men divide: il voglio appena
spento, s'io il veggo, ei mi disarma, e colma
di maraviglia tanta, ch'io divento
al suo cospetto un nulla...Ah! questa al certo,
vendetta è questa della man sovrana.
Or comincio a conoscerti, o tremenda
mano...Ma che? donde cagione io cerco?...
Dio, non l'offesi io mai: vendetta è questa
de' sacerdoti. Egli è stromento David
sacerdotale, iniquo: in Rama ei vide
Samuèl moribondo: a lui gli estremi
detti parlava l'implacabil veglio.
Chi sa, chi sa, se il sacro olio celeste,
ond'ei mia fronte unse già pria, versato
non ha il fellon su la nemica testa?
Forse tu il sai...Parla...Ah! sì, il sai: favella.

 

GIONATA

Padre, nol so: ma, se pur fosse, io forse
al par di te di ciò tenermi offeso
or non dovrei? non ti son figlio io primo?
Ove tu giaccia co' tuoi padri, il trono
non destini tu a me? S'io dunque taccio,
chi può farne querela? Assai mi avanza
in coraggio, in virtude, in senno, in tutto,
David: quant'ei più val, tanto io più l'amo.
Or, se chi dona e toglie i regni, il desse
a David mai, prova maggior qual altra
poss'io bramarne? ei più di me n'è degno:
e condottier de' figli suoi lo appella
ad alte cose Iddio.-Ma intanto, io giuro,
che a te suddito fido egli era sempre,
e leal figlio. Or l'avvenir concedi
a Dio, cui spetta: ed il tuo cor frattanto
contro Dio, contro il ver, deh! non s'induri.
Se in Samuèl non favellava un Nume,
come, con semplice atto, infermo un veglio,
già del sepolcro a mezzo, oprar potea
tanto per David mai? Quel misto ignoto
d'odio e rispetto, che per David senti;
quel palpitar della battaglia al nome,
(timor da te non conosciuto in pria)
donde ti vien, Saulle? Havvi possanza
d'uom, che a ciò basti?

 

SAUL

Oh! che favelli? figlio
di Saùl tu?-Nulla a te cal del trono?
Ma, il crudel dritto di chi 'l tien, nol sai?
Spenta mia casa, e da radice svelta
fia da colui, che usurperà il mio scettro.
I tuoi fratelli, i figli tuoi, tu stesso
non rimarrà della mia stirpe nullo
O ria di regno insazïabil sete,
che non fai tu? Per aver regno, uccide
il fratello il fratel; la madre i figli
la consorte il marito; il figlio il padre
Seggio è di sangue, e , il trono.

 

GIONATA

Scudo havvi d'uom contro al celeste brando?
Non le minacce, i preghi allentar ponno
l'ira di Dio terribil, che il superbo
rompe, e su l'umil lieve lieve passa.

 




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