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Ludovico Ariosto
La Cassaria

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  • ATTO SECONDO
    • Scena prima
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ATTO SECONDO

Scena prima

Erofilo, Caridoro giovani, Volpino, Fulcio servi.

 

EROFILO Non so che imaginarmi, che così tardi Volpino ha ritornare.

 

CARIDORO Se Fulcio non lo ritrova, almen ritornasse lui.

 

EROFILO Credo che tutti l’infortuni abbino congiurato a’ nostri danni.

 

CARIDORO Eccoli, per Dio, che vengono.

 

VOLPINO (Se potrebbe, Fulcio, per salvare dua amanti e distruggere uno avarissimo ruffiano, ordinare astuzia che fusse più di questa memorabile?

 

FULCIO Volpino, per quella fede ho ne le mie spalle, mi pare questa invenzione simile ad uno fertile e mal cultivato campo, che non manco de triste, che de bone erbe, si vede pieno.

 

VOLPINO Quando non succeda, aremo uno conforto almeno, che non seremo per minima causa puniti. A che peggio si giungere, che alle bastonate?

 

FULCIO Non ti bisognarà, so ben, desiderare più sufficienti spalle che coteste: a stancare ogni bon braccio pur troppo idonie sono.)

 

CARIDORO Vengon, mi par, ridendo.

 

VOLPINO (E se più sufficienti pur cercare mi bisognasse, piglierei le tue.)

 

EROFILO Che credi tu? Che sì, qualche buon vino trovato hanno, che come forse de la tanta dimora, così deve di questo opportuno loro riso esser cagione.

 

VOLPINO (Studiamo il passo: non vedi tu che da’ nostri patroni attesi siamo?)

 

CARIDORO Andiamogli incontra, che pur in questa allegrezza che dimostrano sperar mi giova.

 

EROFILO Nulla debbono de la partita di Lucrano sapere, che non verrianolieti.

 

VOLPINO Dio vi conservi longamente.

 

EROFILO Sì, ma di miglior voglia che or non siamo.

 

VOLPINO Spera fin che vivi, e lassa disperare a’ morti.

 

EROFILO Tu non sai, Volpino, che domane, o questa notte forse, Lucrano si parte?

 

VOLPINO Partasi con tempesta; ma non gli credo: sono arti che egli usa per ispaventarvi.

 

EROFILO Taci. Se udito avessi quel che al Furba suo adesso dicea, non si credendo da noi essere udito, ti parrebbe che non fussino arti: domandane costui.

 

CARIDORO È così certo.

 

EROFILO Ahi lasso! Come potrò poi vivere, se lui ne mena ogni mio bene? Dovunque ne vada Eulalia, ne andrà con essa el cor mio.

 

VOLPINO Se ‘l cor tuo s’ha da partir questa notte, fa che io lo sappia così a tempo, che tòr possa la sua bulletta, prima che si serri l’uffizio.

 

FULCIO E che se gli faccia una veste o altra cosa da coprirlo.

 

VOLPINO Perché veste?

 

FULCIO Che li uccelli di rapina, che usano dietro al mare, non lo becchino, ritrovandolo così nudo.

 

EROFILO Ve’, Caridoro, come ci beffano li manigoldi! Ah misero chi è servo d’amore!

 

VOLPINO È più misero chi è servo de’ servi d’amore. Non ti giudicavo, Erofilo, di sì poco animo che, sentendoti Volpino appresso, in sì piccola cosa te avessi a sbigottire.

 

EROFILO Piccola cosa è questa? Nessun’altra maggiore mi potrebbe essere.

 

VOLPINO Guardami in viso: partese el ruffiano, come hai detto? Ancora se per viltà non mi mancate, non serà una ora di notte (benché avemo più del giorno poco), che averete tutti dui parimente le vostre donne in braccio; e questo Lucrano, uomoarrogante, toserò come una pecora.

 

EROFILO O uomo di gran pregio!

 

CARIDORO O Volpino mio da bene!

 

VOLPINO Ma dimmi: hai tu apparecchiato, come ti dissi, le forbici da tosarlo?

 

EROFILO Di che forbici m’hai tu parlato?

 

VOLPINO Non t’ho detto che di man del Nebbia facessi opera di avere le chiavi de la camera di tuo padre?

 

EROFILO L’ho fatto.

 

VOLPINO E che togliessi quella cassa che ti mostrai?

 

EROFILO T’ho obedito.

 

VOLPINO E che mandassi for di casa tutti li famgli?

 

EROFILO Così ho fatto.

 

VOLPINO E più di tutti li altri el Nebbia?

 

EROFILO Non ho lassata cosa che mi abbi detta.

 

VOLPINO Ben sta: queste le forbici sono che ti domandavo. Or attendi a quanto vo’ che si facci. Ho ritrovato un mio grande amico, servo de’ mammalucchi del Soldano, venuto per faccende del suo padrone a Metellino, dove non fu mai più, né credo che ci sia un altro che lo connosca. Io gran pratica al Cairo ebbi con lui, già fa l’anno che ve andai con tuo padre, dove stemmo più di duo mesi; e domane ha da partirsi all’alba.

 

EROFILO Che avemo noi a intendere di questa amicizia?

 

VOLPINO Io dirò: ascolta. Voglio costui vestire da mercatante: torrò de’ panni di tuo padre; oltre che ha bella presenza, lo acconcerò in modo che non serà chi non creda, vedendolo, che lui non sia mercatante di gran traffico.

 

EROFILO Séguita.

 

VOLPINO Costui, così vestito, anderà a ritrovare el ruffiano, e si farà portare la cassa dietro c’hai tolta, e lasseràgliela pegno.

 

EROFILO Pegno?

 

VOLPINO E farassi dar la femina.

 

EROFILO A chi vuoi che la lassi pegno?

 

VOLPINO Al ruffiano.

 

EROFILO Al ruffiano?

 

VOLPINO Fin tanto che ‘l prezzo de la tua Eulalia li porti.

 

EROFILO Come diavol! che la lassi al ruffiano?

 

VOLPINO Dico la cassa; e che si facci dare la femina e te la conduca.

 

EROFILO Pur troppo intendo, ma non mi piace.

 

VOLPINO Voglio ben poi, che subito andiamo...

 

EROFILO Parla d’altro. Ch’io ponga roba di tanto valore in mano d’uno ruffiano fuggitivo?

 

VOLPINO Lassane a me la cura: odi.

 

EROFILO Non è cosa da udire: è troppo periculosa.

 

VOLPINO Non è: se ascolti, si potrà facilmente...

 

EROFILO Che facilmente?

 

VOLPINO Se taci, tel dirò. È bisogno a chiunque vole...

 

EROFILO Che ciancie son queste che cominci?

 

VOLPINO Tuo danno se udir non vuoi: ben sono io pazzo.

 

CARIDORO Lassalo dire.

 

EROFILO Dica.

 

VOLPINO Poss’io morir se più...

 

CARIDORO Non te partir, Volpino: ben te ascolterà. Odilo: lassalo dire.

 

EROFILO E che inferire vuo’ tu, insomma?

 

VOLPINO Che? chi voglio inferire? Tutto ‘l mi prieghi, stimoli e tormenti ch’io trovi modi di far che tu abbi questa tua femina: n’ho trovati cento, né te ne piace alcuno. L’uno ti par difficile, periculoso l’altro; questo longo, quel scoperto: chi te pote intendere? Vuoi e non vuoi, desìderi e non sai che! O Erofilo, non si può fare, credilo a me, cosa memorabile senza periculo e fatica. Te pensi per prieghi e lamentazioni si pieghi el ruffiano, e te la doni?

 

EROFILO Mi parrebbe pur gran sciocchezza poner cosa di tanta valuta a così manifesto periculo. Non sai tu, come io so, che quella cassa tutta d’ori filati è piena, che dua milia ducati comprerieno a pena? e più, che quella è d’Aristandro, che mio padre la tiene in deposito? Queste mi paion forbici da tosar noi, più presto che la pecora che m’hai detta.

 

VOLPINO Me estimi tu di sì poco ingegno, che io cerchi perdere una cosa di tanto prezzo, e che pensato prima non abbia come riaverla subito? Lassane, Erofilo, la cura a me: io sto a periculo più di te, quando non riuscisse el disegno, de la qual cosa non dubito. Tu ne sentirai le grida solo; io el bastone o ceppi o carcere o remo.

 

EROFILO Che via serà del racquistarla, se non se gli portan li denari, de’ quali avemo nessuna cosa meno? E se ritornasse mio padre intanto, o che nascosamente Lucrano si fuggisse, a che termine ci troveremo noi?

 

VOLPINO Se hai tanta pazienzia che m’ascolti, vederai che el mio disegno è bono, e che non v’è periculo che, subito e sanza alcun danno, non se riabbia la cosa nostra.

 

EROFILO Io t’ascolto: or di’.

 

VOLPINO Tosto che in man di Lucrano sia rimasa la cassa, e che ‘l mercante nostro t’abbia la femina condutta, noi ce n’andremo al Bassà, padre di Caridoro, al quale tu farai querela che questa cassa ti sia stata di casa tolta, e che suspetti ch’un ruffiano vicin tuo te l’abbia tolta.

 

EROFILO Intendo; e serà cosa credibile.

 

VOLPINO E che tu lo prieghi che te dia el braccio, sì che tu possa andare a cercarli la casa. Caridoro ti serà favorevole apresso il padre, che teco mandi el bargello a tale effetto.

 

CARIDORO Serà facile, et io, bisognando, ci verrò in persona.

 

VOLPINO Seremopresti, che la cassa li troveremo sùbito in casa, che non gli daremo tempo di poterla trafugare altrove. Egli dirà ch’un mercatante per il prezzo d’una sua femina gliel’ha lassata pegno. Chi vorrà cedere che per cosa, che val cinquanta a pena, si lassi la valuta di più di mille assai? Trovatogli apresso il furto, serà strascinato in prigione, e impiccato forse: sia squartato ancora, che pensiero n’averemo noi?

 

EROFILO Ben, per Dio: il disegno è da succedere.

 

VOLPINO Tu, Caridoro, come il ruffian sia preso, potrai fornire il desiderio tuo per te medesimo; che mentre li toi servi meneranno Lucrano prigione, tu farai de la tua Corisca el piacer tuo. Sempre averà di grazia el ruffiano lassartela in dono, pur che te gli offerischi apresso tuo padre favorevole, sì che almeno non ci lassi la vita.

 

CARIDORO O Volpino, una corona meriti.

 

FULCIO Anzi una mitra e lo stendardo inanzi.

 

VOLPINO Non , Fulcio, giugnere a queste tue degnitati ognuno.

 

EROFILO E dove è costui che in forma di mercatante vuoi vestire?

 

VOLPINO Mi maraviglio che oramai non sia qui; ma verrà sùbito.

 

EROFILO Vuoi che lui stesso si porti la cassa in collo?

 

VOLPINO No, ha un conservo con lui, che farà el bisogno. Ma va in casa, et apparecchia una de le veste di tuo padre, quella che ti par meglio, che non si perdi tempo.

 

CARIDORO Ho io qui a far altro?

 

EROFILO Ti puoi tornare a casa, che tutto il successo ti farò intendere. A Dio.

 

CARIDORO A Dio.

 

FULCIO Se non avete altro bisogno di me, anderò con mio patrone.

 

EROFILO A tuo piacere.

 




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