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Ludovico Ariosto
La Cassaria

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  • ATTO TERZO
    • Scena quarta
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Scena quarta

Corbacchio, Negro, Gianda, Nebbia, Morione

 

CORBACCHIO Gentile e liberal giovane è Filostrato veramente.

 

NEGRO Questi sono uomini da servire, che dànno da lavorar poco e da ber molto.

 

CORBACCHIO E che merenda ci ha apparecchiata!

 

MORIONE Parliamo del vino, che m’ha per certo tocco il core.

 

CORBACCHIO Non credo che ne sia un migliore in questa terra.

 

MORIONE Vedesti mai el più chiaro, el più bello?

 

CORBACCHIO Gustasti mai tu el più odorifero, el più suave?

 

GIANDA E di che possanza! Vale ogni denaio.

 

CORBACCHIO N’avess’io questa notte uno orciuolo al piumaccio.

 

GIANDA N’avess’io inanzi in mio potere la botte.

 

MORIONE Deh venisse ogni volontà al patrone di prestare la nostra opera a Filostrato, come ha fatto oggi.

 

GIANDA Sì, se ci avessi ogni a far godere così bene.

 

CORBACCHIO Io non so come per la parte vostra vi state voi: io per la mia così mi sento allegro, che mi par ch’io non possa capere ne la pelle.

 

GIANDA Credo che siamo a un segno tutti.

 

NEBBIA Così ci fussimo quando tornerà il vecchio! Tutti al bere e al trangugiare siamo stati compagni: a me solo toccherà, come lui ritorni, a pagare il vino, e a patire.

 

GIANDA Non ti porre affanno, bestia, del male che ancor non hai: non trar di culo prima che tu non sia punto. Che sai tu quel che abbia a venire?

 

NEBBIA Non son già profetaastrologo; ma tu vedrai, come in casa siamo, che serà tutto successo come oggi ti predissi.

 

GIANDA Io te l’ho detto oggi, e ora te lo ridico di nuovo, che ti cerchi di fare amico Erofilo, e vederai succeder bene i fatti tuoi. Se per obedire al vecchio tu perseveri di tenertelo odioso, tu l’averai sempre, o con pugni o con bastoni, sul viso e sul capo, e ti storpierà o ti occiderà un giorno, e tu n’averai el danno. Ma se, per compiacere al giovane, tu non serai così ogni volta al vecchio obediente, el vecchio, che è più moderato e più saggio, ti serà di lui più placabile sempre; e ben connoscerà quanto vaglia un par tuo per contrastare a un sì gagliardo cervello, come è quel del suo figliuolo. Io te parlo da amico.

 

NEBBIA Io connosco per certo che tu mi dici el vero, e son disposto ogni modo di mutar proposito; ma attendi.

 

GIANDA Che?

 

NEBBIA Chi è costui che esce di casa del ruffiano e mena seco una de le fanciulle d’esso? Debbe averla comperata.

 

GIANDA Mi par l’amica del patron nostro.

 

NEBBIA È quella senza fallo.

 

CORBACCHIO È quella veramente.

 

GIANDA Estobla, fermiamoci: ritraetevi qui tutti, che guardiamo dove la mena, acciò che ad Erofilo lo sappiamo ridir poi: zit.

 




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