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Ludovico Ariosto
La Cassaria

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  • ATTO QUARTO
    • Scena ottava
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Scena ottava

Fulcio servo,solo.

 

La cosa va mal per noi, ma per Volpino va peggio. Come la mutabil Fortuna ha sozopra il tutto riversato, che sì prospera n’avea sequito un pezzo, e non ce averia lassati ancora, se non l’avessi arrestata la poca memoria di questo sciocco! Io non so che altro mi far meglio, che confortare Caridoro a levarse da l’impresa; che, poi che a satisfarli in l’amorosi desiderii non son buono, serò forse a persuaderli quel che seria l’utile, l’onore e la quiete sua. Deh, che farò per questo? Che gli potrà giovare le mie parole? Nulla, per Dio: a pericolosa disperazione lo trarran, più presto che lo riduchino a ragione, se ne la mal condotta invenzion di Volpino serà con troppa baldanza el misero fermato! Oltra ciò, se per mio mezo non ha venire a buon fine di sì bramato intento, non mi serà grande e perpetua infamia? Parrà che io non sappia ordire astuzia, se non ho sempre Volpino a lato che m’insegni; e de quante n’ho per adietro a buon porto condotte, s’io manco in questa or che son solo, n’averà tutta la gloria Volpino. Guardimi Dio che io sia tenuto o discepolo, e ch’io mi lassi imprimerebrutta macchia in viso! Che farò dunque? Io farò bene... Come farò? Io farò..., non è buono, verria scoperto... Che s’io vo’ per un’altra via?... e per quale? per questa... serà il medesimo. Tentian quest’altra, è meglio forse; non è; è pur manco male; tanto è. Ma chi gli giungessi questo uncino?... Saria forse buona: serà buona per certo, serà ottima, serà perfetta. Io l’ho trovata, io l’ho conclusa; così vo’ fare e reuscirà netta; e mostrerò che non sono il discipulo, ma il maestro de’ maestri. Or su, me movo con uno essercito di menzogne, per dare el primo guasto a questo ruffiano avaro. Così, Fortuna, mi sii favorevole, che se mi riesce il disegno, ti fo voto di stare imbriaco tre giorni. Ma ecco che li miei prieghi essaudisce, che mi manda lo inimico disarmato incontra.

 




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