Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Ludovico Ariosto
La Cassaria

IntraText CT - Lettura del testo

  • ATTO QUARTO
    • Scena prima
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

ATTO QUARTO

Scena prima

Volpino servo, solo.

 

VOLPINO Tante aversità, tante sciagure t’assagliono, misero Volpino, da tutti i canti, che se te ne sai difendere, te puoi dar vanto del migliore schermidore, che oggi sia al mondo. O ria fortuna, come stai per opporti alli disegni nostri apparecchiata sempre! Chi averia possuto imaginarsi che, tolta che fussi di casa del ruffiano Eulalia, si avessi sì subito e sì scioccamente a perdere? La qual cosa non alli amori di Erofilo è contraria, come pericula che mai più non si possa avere la cassa. Io mi credevo che, tosto che fusse in poter nostro Eulalia, dovesse Erofilo ire a querelarsi al Bassà de la terra, e seguir tutto che oggi ordinammo; e son rimaso del mio credere ingannato, però che lui, solo intento a spiare de la femina tolta, va di là di qua tutta la città scorrendo; né le mie suasioni o prieghi, né il proprio periculo di perdere la cassa, che val tanto, lo ponno indurre a quel che non facendo, oltra la disfazione e ruina de suo patre e sua, si suscita una continua guerra in casa, e a me tormenti e perpetua carcere apparecchia, e forse morte ancora. Da questo infortunio, benché sia gravissimo, mi saprei forse difendere, s’io avessi tanto spazio che vi pensassi un poco: n’avessi tanto ch’io potessi respirare almeno! Ma sì da un canto mi occupa il dubbio che con la cassa il ruffiano non si fugga questa notte, da l’altro uno improviso timore ch’el vecchio patrone non ci sopragiunga, e mi cogli e mi opprima in guisa che io non abbia tempo da comperarmi uno capestro con che mi impicchi per la gola, ch’io non so dove mi corra a rompere questo infortunato capo. Un servo da Calibassa or ora m’ha trovato, e dettomi che el vecchio mio non è uscito del porto, però che in quel punto che era per sciorsi, arrivò da Negroponte un legno con lettere, che l’hanno così raguagliato d’ogni faccenda per che lui andava, che non gli è stato bisogno di gire più inanzi; e si maraviglia che già non fussi a casa, e che veduto io non l’avessi. Se non ch’io non gli do pur piena fede, or ora, senza uno atimo indugiare, andarei con quella maggior fretta che portar mi potessino le gambe, ad affogarmi in mare. Ma che lume è questo che di là viene? Ohimè, che non sia el vecchio? Ahi lasso! è il patron certo. Tu sei morto, Volpino! Che farai, misero? Dove ti puoi tu nascondere? Donde precipitarti sùbito, per levarti da tanti supplizii che ti si apparecchiano?

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License