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Ludovico Ariosto
La Cassaria

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  • ATTO QUARTO
    • Scena nona
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Scena nona

Lucrano ruffiano, Fulcio

 

LUCRANO (Quanto più differisco a lamentarme, fo le mie ragion deboli. Io stavo aspettando el Furba, perché venisse meco; ma poi che non appare, me n’anderò pur solo.)

 

FULCIO O Dio, ch’io ritrovi Lucrano in casa...

 

LUCRANO (Costui mi nomina.)

 

FULCIO A ciò che io gli avisi de la ruina che gli vien adosso...

 

LUCRANO (Che dice costui?)

 

FULCIO Sì che se salvi la vita almeno...

 

LUCRANO (Ahimè!)

 

FULCIO Benché, se gran ventura non l’aiuta, spacciato lo veggio.

 

LUCRANO Non bussar, Fulcio, ch’io son qui, se tu mi cerchi.

 

FULCIO O infelice, o sciagurato Lucrano, che fai tu qui? Perché non fuggi?

 

LUCRANO Ch’io fugga?

 

FULCIO Ché non te nascondi? ché non te levi del mondo? Poveretti, fuggi.

 

LUCRANO Perché vòi ch’io fugga?

 

FULCIO Tu serai impiccato sùbito sùbito sùbito, se te ritrovano.

 

LUCRANO Chi me farà impiccare?

 

FULCIO El Bassà mio signore. Fuggi, te dico: ancor ti stai? fugi, misero.

 

LUCRANO E che ho fatto io, che meriti la forca?

 

FULCIO Hai rubato Crisobolo el tuo vicino.

 

LUCRANO Non è così.

 

FULCIO E egli t’ha ritrovato in casa con testimoni il furto. Et ancora t’indugi? Fuggi presto, fuggi: che fai?

 

LUCRANO Se vorrà intendere il Bassà le ragion mie...

 

FULCIO Non perder tempo in ciancie, pover omo; fuggi col diavol, fuggi; che non è venti braccia lungi el bargello, che ha commissione di subito impiccarte, e mena il boia seco. Fuggi, diléguati presto.

 

LUCRANO Ah Fulcio, mi ti raccomando: io t’ho amato sempre, poi ch’io ho avuta tua connoscenzia, e studiato di farti, ove ho possuto, piacere.

 

FULCIO E per questo son venuto ad avisarte.

 

LUCRANO Io te ringrazio.

 

FULCIO Che se ’l mio patron lo sapesse, mi farebbe impiccar teco; ma fuggi e non gracchiar più.

 

LUCRANO Ahimè, la casa e la roba mia!

 

FULCIO Che casa? che roba? fuggi col malanno.

 

LUCRANO E dove debb’io fuggire?

 

FULCIO Che so io? Ho fatto il mio debito un tratto: se sei impiccato, tuo danno; già non voglio esserti impiccato appresso.

 

LUCRANO Ah Fulcio! ah Fulcio!

 

FULCIO Non mi nomare, che sia squartato! che non te oda alcuno, che non rapporti al mio signore ch’io t’abbi avisato.

 

LUCRANO Non mi lassar, di grazia; mi ti raccomando.

 

FULCIO Alle forche ti raccomando. Non vorrei, per quanto vale el mondo, che al Bassà fusse detto che io t’avessi parlato.

 

LUCRANO Ah, per Dio! odi una parola.

 

FULCIO Non è tempo ch’io aspetti, che mi pare non so che sentire, e son certo ch’è il bargello.

 

LUCRANO Io verrò teco.

 

FULCIO Non venir; fuggi altrove.

 

LUCRANO Sì, verrò pure.

 

 




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