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Ludovico Ariosto La Cassaria IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena quarta Crisobolo, Fulcio
CRISOBOLO Chi a quest’ora importuna mi domanda?
FULCIO Non ti maravigliare, e perdonami s’io t’ho chiamato qui fòra, che avendoti a dire cose secretissime, non me fido costà drento di non essere udito da gente che poi lo rapporti. Io mi potrò meglio qui vedere a torno, né averò dubbio che me ascolti omo che io non veggia. Ma ritiriance più ne la strada, e fa che questi tuoi si stieno drento.
CRISOBOLO Aspettatemi in casa voi. Tu di’ ciò che ti pare.
FULCIO Io t’ho da salutare prima in nome di Caridoro, figliuolo del Bassà di Metellino, il quale, per la amicizia che è fra tuo figliuolo e lui, t’ha in observanzia e t’ama come patre; e per questo, dove lui veggia di posserti fare utile et onore e schivarti biasimo e danno, non è mai per mancarti.
CRISOBOLO Io lo ringrazio, e gli sono obligatissimo sempre.
FULCIO Or odi. Uscendo egli testé di casa per andare, come usano li giovani, a spasso (et io ero con lui), ce scontramo inanzi al palazzo, come la tua buona sorte vuole, in uno certo ruffiano, che dice essere tuo vicino...
CRISOBOLO Oh bene!
FULCIO Che veniva irato gridando; e con dui, che non so chi si sieno, molto di te e di tuo figliuolo si dolea.
CRISOBOLO E che dicea?
FULCIO E’ se n’andava al Bassà diritto a querelarse, se non l’avesse Caridoro ritenuto, di un giunto che gli ha fatto il figliuol tuo; che in verità, se dice il vero, è di pessima natura e sorte.
CRISOBOLO (Or pon mente che travaglio mi si apparecchia per la pazzia di costui!)
FULCIO Dicea che un certo baro, che è vestito a guisa di mercatante...
CRISOBOLO (Ahi vedi che pur!...)
FULCIO Gli avea mandato con certo pegno a tòrre una sua femina. Io non l’ho inteso a punto, perché m’ha Caridoro con troppa fretta mandato ad avisarti correndo.
CRISOBOLO Ha fatto l’offizio di buono amico.
FULCIO E quelli duie che ha seco il ruffiano, come t’ho detto, mi par che voglino testificar per lui a carico.
CRISOBOLO E di che?
FULCIO Dicono che ’l baro, che ha fatto il giunto, è in casa tua, e che di tuo consentimento è condutta questa cosa.
CRISOBOLO Di mio consentimento?
FULCIO Così dice; e mi par d’aver anco inteso, che tu in persona sei andato a tòrre o cassa o forzieri di casa del ruffiano.
CRISOBOLO Ah de quanto male serà causa la leggerezza d’uno fanciullo, sollicitata dal stimulo d’un ribaldo!
FULCIO Io non ti so ben dire il tutto, che per la fretta d’avisarti ho auto, non gli potetti se non in confuso intendere. Caridoro ti manda a dire che ritenerà quanto gli serà possibile il ruffiano che non parli al signore; ma che intanto tu ti veggia di provedere, acciò che oltra il danno, che saria molto, non ricevessi col tuo figliuolo alcuna pùblica vergogna.
CRISOBOLO Che provisione vi posso far io? Vedi se tutte le sciagure mi perseguono sempre!
FULCIO Fagli restituire la femina, o dagli qualche aspro, che si taccia.
CRISOBOLO Gli farei la femina restituire di grazia; ma mi pare che se l’hanno, per loro sciocchezza, lassata tra via tòrre, non sanno da chi.
FULCIO Non ha Erofilo, dunque, la femina in mano?
CRISOBOLO Non, ti dico, e non sa che ne sia.
FULCIO Cotesto è il peggio. Come si potrà fare, adunque?
CRISOBOLO Che so io? Ben so il più sfortunato e miser uomo che sia al mondo.
FULCIO La più corta e miglior via è che tu gli paghi la femina quello che ad altri l’ha possuta vendere, e che si faccia tacere.
CRISOBOLO Mi par strano dovere spendere il mio denaio in cosa che non abbia avere utile.
FULCIO Non si può sempre guadagnare, Crisobolo; benché non sia poco guadagno a vietare con pochi danari un grandissimo danno, una publica vergogna non ti venga adosso. Se all’orecchie del signore verrà simil querela, a che termine ti troverai? Patirai tu sentire inquirerti contra? chiamare tuo figliuolo in ringhiera? gridare in bando? Oltra questo, pensa che hai nome del più ricco uomo di questa terra: a quel che molti altri repareriano con cento, tu non potrai ben riparare con mille: tu intendi.
CRISOBOLO Che ti par ch’io faccia?
FULCIO Questo ruffiano è povero e timido, come sono li pari suoi; se gli serà la femina pagata, lo faren tacere; perché già Caridoro gli ha fatto intendere, che se vorrà litigar teco, non la farà bene, perché hai denari da tenerlo tutta la vita sua in piato, e de’ parenti et amici da farlo un dì pentire de averti dato noia.
CRISOBOLO Sai quanto se ne tenessi cara la femina? o quel che n’abbia possuto avere?
FULCIO Mi fu già detto che un soldato valacco gli ne offerse cento saraffi, e dare non gli la volse; che per meno di centoventi dicea che non la lasseria mai.
CRISOBOLO Con minor prezzo s’aria uno armento di vacche. Cotesto saria ben troppo: io non ne vo’ far nulla: lamentisi, e faccia il peggio che puote.
FULCIO Mi par strano che più estimi questi pochi denari...
CRISOBOLO Pochi, eh?
FULCIO Che ’l tuo figliuolo, te medesimo, l’onor tuo. Io referirò dunque a Caridoro che non ne vuoi far nulla.
CRISOBOLO Non se potria con meno far tacere questo ruffiano?
FULCIO Se poteria con uno coltello, che costeria meno, e scannarlo.
CRISOBOLO Io non dico così. Centoventi saraffi è pur troppo prezzo.
FULCIO Forse lo farai star queto per cento: per quel medesimo che da gli altri n’ha possuto avere.
CRISOBOLO E non per meno?
FULCIO Che so io? vorrei in tuo servizio che lo potessi achetare con nulla. S’io fussi Crisobolo, manderei subito Erofilo con denari a trovare Caridoro: sarremo tutti insieme adosso al ruffiano, et acconceremola con minor tua spesa che sia possibile.
CRISOBOLO Meglio è ch’io medesimo vi venga.
FULCIO Non far, diavolo! Se ’l ruffiano ti vede caldo in questa pratica, crederà che di tuo consentimento l’abbia il tuo figliuolo gabbato, e con speranza di farti trarre più in grosso, ristarassi e farà l’asino il possibile: anzi mi pare che Erofilo venga solo, e che finga di cercare sanza tua saputa questo accordo, e che abbia trovati questi danari o da gli amici o all’interesso.
CRISOBOLO Erofilo vi venga solo? Sì, per Dio, perché gli è molto cauto! Se lassaria in un tratto aviluppare e tirarsi come ’l bufalo per el naso.
FULCIO Non è de li tuoi servo alcuno, che sia accorto e pratico, da mandare con lui? Che è di quel tuo Volpino? Suol avere pure il diavolo in testa. Egli serà buono quanto possi desiderare.
CRISOBOLO Quel ladroncello è stato causa, guida e capo di tutta questa ribalderia: io l’ho in ceppi, e trattarollo come proprio lui merita.
FULCIO Non lassar, Crisobolo, che la còlera ti regga: mandalo con Erofilo, che non puoi far meglio.
CRISOBOLO È il maggior tristo, ogni modo, che sia al mondo: tuttavolta io non ho alcuno in casa che sapessi poner due parole insieme, et è forza, non possendo far altrimenti, che pur a lui ricorra. Ben mi rincresce.
FULCIO Lassa andare: tu arai tempo di castigarlo de l’altre volte.
CRISOBOLO Dio sa ben quanto mi par duro a roder questo osso. Ma sia con Dio: non te partire: manderògli ora ambidui con teco.
FULCIO Io gli aspetto. – Or mi perviene il trionfo meritamente, poi che rotti io ho gli nimici e disfatti totalmente; senza sangue, senza danno de le mie squadre, ho lor ripari e lor fortezze tutte spianate a terra, e tutti al mio fisco fatti di più somma tributari, che non fu al mio principio mia speranza. Altro non mi resta ora che sciorre il voto che ti feci, Fortuna, di stare imbriaco tre giorni interi: io ti satisfarò volentieri, e vi darò principio tosto ch’io n’abbia agio. Ma ecco che li miei soldati escono, carichi di spoglie e preda ostile, di casa di Crisobolo; e sol ponno questa lor ventura al mio ingegno, alla mia virtù attribuire.
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