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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO TERZO
    • IV - Le Rane vogliono un re
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IV - Le Rane vogliono un re

 

Già sazie le Rane di stare in repubblica,

gracchiarono tanto, che Giove pensò

di dare allo stato la forma monarchica,

e un re tranquillissimo ad esse mandò.

 

Ma tanto fu il chiasso ch'ei fe' nel discendere,

che scappan le Rane in preda al terror.

Sott'acqua, nel fango, quegl'umidi sudditi

non osano mettere il muso di fuor.

 

Ma quel che un gigante dapprima credettero

apparve più tardi un re travicel.

Sentendo dell'acqua finito il subbuglio,

or questa, ora quella, le rane, bel bel,

 

due prima, poi quattro, tremando in principio,

poi dieci si accostano a sua Maestà.

Poi piglian coraggio, si fanno domestiche,

e c'è qualche ardita, che in groppa gli va.

 

Il re travicello, che adora i suoi comodi,

non parla, non si agita, pacifico in sé.

Allora i Ranocchi con Giove borbottano,

ché vogliono un re, che faccia da re.

 

Il re degli Dèi per tôrsi il fastidio,

- Prendete, - risponde, e manda la Gru,

che becca, che stuzzica, che infilza, che storpia:

resistere i sudditi non possono più.

 

Ma Giove, gridando, pon fine agli strepiti:

- Ognuno il governo che merita avrà.

Un re non voleste leale e pacifico

tenete la bestia che addosso vi sta -.

 

 




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