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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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VII - L'Ubriacone e la sua donna
Per rimedio o vergogna che gli dài, come dimostra l'opportuno esempio, che alle parole mie non manca mai.
Un discepol di Bacco, per il vizio di bere, era condotto in precipizio. Salute, ingegno e soldi ed allegria come fanno color che a mezza via hanno già speso tutto.
Un giorno che, ben molle di decotto, tornava a casa traballando e cotto, la sua donna lo prese e lo serrò in fondo a un bugigattolo, dov'egli in braccio al vin si addormentò.
Quando si risvegliò, vide... oh spettacolo! intorno al letto luccicar le fiaccole, e sopra il letto un gran lenzuolo funebre, e accanto i cento attrezzi della morte, ond'io non dico s'ei si spaventò.
Camuffata alla foggia d'una furia, ecco s'avanza la gentil consorte, adagio, come vanno le fantasime, a servirgli una broda nera e sordida. Ah! proprio egli credé d'esser cascato in casa del diavolo.
- Oimè! - gridava, - oimè! Son io morto davver? chi sei, fantasima? - Io son la cuciniera dell'inferno, a quei che stanno in questo loco eterno -.
E il buon marito senza giudicare, grazie al vin, se sian cose false o vere, - Dimmi, - esclama, - e non porti anche da bere?
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