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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO TERZO
    • XII - Il Cigno e il Cuoco
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XII - Il Cigno e il Cuoco

 

Nel cortil d'una grande fattoria

il bianco Cigno e il Papero

vivean coll'altre bestie in compagnia:

l'uno al piacer dell'occhio

e a fregio dei giardini destinato,

e l'altro - dico l'oca, - allo stufato.

 

Dentro i fossati del castel vedevansi

andar come sul corso,

tuffandosi, guazzando a fianco a fianco,

l'uno non men dell'altro agile e bianco.

 

Un giorno il Cuoco, avendo alzato il gomito

un poco più del solito,

a mezzo della gola

prese il Cigno, scambiandolo col Papero,

per metterlo tagliato in cazzeruola.

 

L'uccel, presso a morir, mosse la voce

e pianse un suo dolcissimo lamento.

Sorpreso il Cuoco - Oh ciel! - grida, - che sento?

Questo non è un uccello che si coce.

Non sia giammai ch'io tolga la parola

a chi parla in un modo che consola -.

 

Chi sa bene parlar, se casca male,

trova rimedio, e questa è la morale.

 

 




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