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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO QUARTO
    • V - L'Asino e il Cagnolino
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V - L'Asino e il Cagnolino

 

Solo ai pochi che il Ciel ha in maggior cura

è dato il dolce dono di natura

d'esser cari e simpatici.

Contro il suo genio invan altri s'ingegna

di comparir amabile.

Un spaccalegna è sempre un spaccalegna.

 

Un Asino già fu, conta la favola,

che, pensando di rendersi simpatico,

disse un giorno fra sé:

“Il Cagnolin, perché piccino, è il frugolo

de' padroni, che in grembo se lo stringono,

e giusto ciò non è.

 

A lui bocconi prelibati e zucchero,

perché sa dar la zampa al suo padrone,

e per ogni smorfietta una carezza:

e a me, perché son bestia non avvezza

ai complimenti, sugo di bastone”.

 

Così disse fra sé la grossa bestia,

e un che il suo padron sedeva a tavola,

alzò una brutta zampa, e colla musica

più soave che ciuco modulò,

al padroncin la guancia carezzò.

 

- Oh! oh! quale carezza! oh quale musica!

Olà, Martino, olà -.

Martino accorre e subito

ballar con altra solfa me lo fa.

 




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