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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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XVI - Il Lupo, la Madre e il Bambino
Questo Lupo mi chiama alla memoria un altro Lupo a cui toccò di peggio, del qual dirò la genuina istoria:
Stava messer il Lupo alla vedetta d'un casolar assai fuori di mano, se mai la sorte, mentre ch'egli aspetta, non avesse a mandargli sottomano o un vitello di latte o una capretta, o un pollo d'India, o qualche altro provento, di cui ne passa sempre un reggimento.
Un dì che si annoiava, ode ad un tratto una donna gridare a un suo Bambino: - Aspetta, piangi ancor, se fai da matto quel tal Lupo che mangia chiameremo -. Messer il Lupo, precorrendo il fatto, ringrazia il ciel del ghiotto bocconcino. Ma tosto ella soggiunse: - Zitto, caro, non pianger più, tesor, dormi, mio bello; lo piglieremo e poi l'ammazzeremo -.
- Che cosa è questa? - allor Mangiamontoni disse, - O che siamo Lupi da zimbello? Se mi casca il marmocchio negli unghioni, mentre che al bosco va per le nocciole, vedrà se Lupi siam da donnicciuole! - In questa un can, che andava vagabondo, fiuta il Lupo, dà il segno, escono in venti, con forche, spiedi, par la fin del mondo! - O che vieni a far qui? - gridano in venti. - Mi ha chiamato la donna e per lo scopo... - Ah brutto muso! e avrò per i tuoi denti partorito il mio Bimbo tenerello? - Dàlli dàlli... e l'ammazzan come un topo.
Un villan gli troncò la testa e un piede che comperò il signore del castello. Qui confitta al portone ancor si vede una vecchia iscrizion sopra un cartello: O luv, fidève nen d'maman ch'a cria a sua masnà, ma scapè subit via.
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