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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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quando i prati la mite aura rinnova ed escon gli animali alla pastura, un Lupo, dico, andando alla ventura, in mezzo a un praticello vide un Cavallo abbandonato e bello.
- Buon pro, - disse fra sé, - a chi saprà servirselo per cena. Se invece di caval fosse montone, sarebbe quel boccone che più conviene a me, che piglierei d'un salto e senza pena.
Ma qui, - soggiunge il ghiotto, - ci vuol malizia -. E a passi misurati vien innanzi e si spaccia a lui per dotto che sa guarire i mali più invecchiati dell'erbe ch'ei conosce ad una ad una (sia detto senza alcuna vanteria) come se fosse nato in spezieria.
- Quando un Cavallo va così slegato, - gli dice, - in mezzo al prato, in medicina questo è un gran segnale Se don Poledro vuole ch'io lo visiti, gratis, s'intende, e senza obbligazione.
- Se vuoi saper, - risposegli il Cavallo, - ci ho una pustema grossa sotto un piede -. e che richiedon qualche operazione un po' pericolosa. Ma non importa, credi all'arte mia, e servo dei cavalli cavalieri -.
E mentre il furbacchiotto si avvicina gli stiaffa in viso un calcio sì potente, e i denti e le mascelle gli dischioda.
Il Lupo nel partir disse in suo core: ognun il suo mestier faccia pel quale Un Lupo nato ad esser macellaio sarà sempre un gran povero speziale .
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