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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO SESTO
    • XIII - Il Contadino e il Serpente
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XIII - Il Contadino e il Serpente

 

Un Contadin, un uomo di buon cuore,

quanto poco prudente,

andando un giorno pe' suoi campi in vòlta

vide in terra un Serpente

sopra la neve steso assiderato,

che non avea più fiato.

 

Il Contadin lo prese in grembo e senza

pensar la conseguenza

d'un atto di sì stolta carità,

innanzi al fuoco adagio lo distende

e riaver lo fa.

Il gelato animale ancor non sente

il tiepore, che già l'anima snoda,

ma colla vita ritornò il serpente.

Move la testa, soffia, alza la coda,

e ingrato, senza cuore,

s'inarca e già sta per spiccare il salto

contro l'amico suo benefattore.

 

- O brutta bestia, senza gratitudine, -

gridò quel galantuomo, - aspetta me -.

E feroce di collera com'è,

mano ad un'accetta

e zic zac l'affetta presto presto

in tre porzion, la coda, il capo e il resto.

Guizza e cerca il Serpente

di ricucir le membra - inutilmente.

 

È bella cosa il far la carità,

ma il farla bene è una faccenda seria.

Quanto agl'ingrati sempre si vedrà

che tutti finiran nella miseria.

 

 




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