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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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Non si perde un marito senza pianto e senza grande schianto di sospiri. Ma dopo alcuni giri di sol, col tempo la tristezza vola e ancor la vedovella si consola. Dopo un anno la vedova di ieri non ha di triste che i vestiti neri, e se prima facea fuggir la gente col volto sconsolato, dopo attira più d'uno innamorato.
Il morto giace e il vivo si dà pace, e per quanto si dica che vi sia Aver di ciò potrai prova sincera in questa favoletta che par vera.
rapito era il marito dalla morte. Accanto al letto la fedel consorte, sentendosi mancare ogni coraggio, gridava: - Aspetta che ti seguo anch'io... Con te voglio morir, tesoro mio... -. Ma il marito fe' solo il gran vïaggio.
lasciò del pianto scorrere il torrente, poi disse: - O figlia, il pianto ora che giova? Che importa al morto se tu affoghi il lume de' begli occhi di pianto in un gran fiume, mentre vi son dei vivi a questo mondo, che potrebbero ancor, non dico subito, cambiar la sorte? Anzi conosco un tale, bel giovine, ben fatto, assai migliore del fu tuo sposo... interruppe la bella. - In un convento chiudetemi ove possa le mie pene raddolcire e dell'animo il tormento -. Tacque il buon padre e vede che conviene lasciar che digerisca il suo dolore.
Dopo un mese di pianti e di afflizione, essa prende a mutar qualche gingillo, al capo, al petto, infin che il suo dolore divenne una galante occupazione.
A piccionaia tornano gli amori, risa e sollazzi e danze, a poco a poco, di Giovinezza nella lieta fonte si tuffa e terge ogni mattin la fronte. del morto il padre non ha più paura.
Un dì, mentr'ei tacea dell'argomento, - E dunque? - ella esclamò, - dov'è, se mi è permesso, quel bel marito che tu m'hai promesso?
Poniam all'opra un margine. Le cose troppo lunghe finiscono in serpenti. Più che la penna consumar sul tema, è bello il fiore cogliere dell'arte. Mi si conceda adunque un piccol fiato sì ch'io possa accudir ad altre imprese, ove mi chiama Amor, che di mia vita è gentile tiranno. Altri mi chiama a cantar la dolcissima di Psiche e mestissima storia e vi consento, sperando che nel suo fuoco divino a novi canti l'animo s'infiammi. Felice ancor mi chiamerò, se questa fia l'estrema fatica, a cui soggetto mi tien di Psiche il prediletto sposo.
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