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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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Se la bellezza andasse ognor congiunta colla bontà del cor, prometto a Dio che prendo moglie domattina anch'io. Ma il bello e il buono, ahimè! fanno divorzio sono l'anime belle in care forme, che meglio è tralasciare.
Di quanti veggo matrimoni, alcuno non è che mi concilii con Imene, anzi di quattro quarti almen degli uomini che stendono le braccia alle catene, di non pentito non trovai veruno. E per non dir di tutti dirò solo di un tal che la gelosa donna avara, crucciosa e tormentosa, s'ei volle uscir da orribili tormenti, dovette rimandare a' suoi parenti.
Nulla poteva contentar costei, nulla era bello e mai degno di lei. A letto ci si andava troppo presto, e troppo tardi si scendeva poi. O bianco o nero che faceste voi, o bigio, era la stessa cantilena mattina e sera. I servi arrovellavano e lo sposo n'avea la zucca piena.
A sentirla, davver era un tormento. - Lui non pensa, non fa, non guarda a nulla. Lui corre, lui sonnecchia, lui questo, lui codesto ogni momento... - quando n'ebbe ben ben rotta l'orecchia, la rimandò in campagna presso i suoi a far la ninfa in mezzo all'oche e ai buoi.
Dopo un bel pezzo a casa la ripiglia, sperando che le sian passati i grilli: v'è piaciuta dei campi l'innocenza e il soggiorno seren della famiglia? - Ah non parlarne! È cosa, - ella risponde, - indegna, vergognosa, veder la gente oziosa, inetta e senza premura per la casa e per gli armenti. Questi servi non sono più indolenti. E perché volli un po' farmi sentire non ti dico il furore e l'odio e l'ire.
- O cara mia, - riprese allor lo sposo, - se il vostro umor è sempre agro e rabbioso, che nol posson soffrire anche i bifolchi quando un momento tornano dai solchi, come regger potranno tutto il giorno i vostri servi che vi stanno intorno? E come non ne avrà le calze rotte che voi volete insieme anche la notte? Tornate a casa vostra: e se pentito vi chiamerò per mio tristo destino, possa morire e avere nell'inferno due donne come voi sempre vicino
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