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Jean de La Fontaine
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  • LIBRO SETTIMO
    • XVII - La Testa e la Coda del Serpente
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XVII - La Testa e la Coda del Serpente

 

Testa e Coda di serpente

son terribili alla gente,

e in quel regno, dove filano

le tre Parche il nostro stame,

hanno nome tristo e infame.

Per ragioni di decoro

scoppiò un giorno fra di loro

una lite velenosa.

 

Lamentavasi la Coda

che la Testa in ogni cosa

stesse in testa:

mentre a lei, non men di questa

dignitosa,

alla proterva

fosse imposto come serva

d'obbedire silenziosa.

 

- E non sono anch'io creata

d'egual sangue? - prese a dire. -

O ch'io sempre debba in l'erba

strisciar umile e servire

la superba?

 

Se facesse un giorno Iddio

ch'io potessi andare avanti,

tutti quanti

ben vedrebbero che anch'io

andar so per conto mio -.

 

Nella grande sua bontà

spesso il Cielo anche si giova

di chi logica non ha.

Volle adunque a lei concedere

una volta questa prova,

e la Coda cieca e stolta,

che non vede in pieno giorno

più ch'io vegga in fondo al forno,

contro i muri, andando in volta,

contro i sassi e sotto i piedi,

trasse seco alla rovina

la meschina col cervello.

Sciagurati quegli stati

che la pigliano a modello.

 

 




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