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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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III - Il Leone, il Lupo e la Volpe
Fatto vecchio, decrepito ed asmatico, un Leone cercava il gran rimedio di migliorare il suo malfermo stato.
È fare un torto ai grandi il dire o il credere che v'abbia cosa a lor forse impossibile; ed anche questa volta al primo annunzio, da tutti i quattro punti dello Stato a consultarsi intorno all'ammalato.
I cortigiani vanno tutti in visita, tranne la Volpe, che si tenne comoda nella sua tana. Intanto al capezzale del grande Infermo, il Lupo, un degli assidui al corteggiar, si giova del momento che può inventare un Lupo di talento.
Avria voluto il re che la meschina nella sua tana fosse affumicata, ma la volle sentir, e una mattina presentasi, s'inchina, e: - Sire, - dice, - è ingiusto il sostenere che per disprezzo abbia tardato un dì a fare il mio dovere.
Se non venni cogli altri al primo omaggio, egli è che ho fatto un pio pellegrinaggio per implorar da Quei che sol la dà
Strada facendo, a molti dotti medici ho parlato di voi, del gran languore che mai non cessa, e m'hanno detto i pratici che viene da mancanza di calore,
Ma si potrìa provare un buon rimedio, squartando un Lupo vivo - il vero io narro, - e poi la pelle ancor fumante, subito mettersi indosso a guisa di tabarro -.
che il conte Lupo tosto uccider fe', e nella pelle poi s'imbacuccò.
Signori cortigiani, io dico a voi che in danno altrui di migliorar la sorte cercate, seminando ed odii e guai: dai pari vostri il mal si rende poi non si perdona mai.
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