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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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XII - Il Porco, la Capra e il Montone
Una Capra, un Monton e un Porco grasso, sopra un sol carro andavano alla fiera, non andavano, sembra, per ispasso, né sembra che il padrone anche volesse condurli al teatrin dei burattini, ma venderli e pigliare dei quattrini.
Il sor Porcello non faceva intanto che gridar sulla strada, ed eran strilli dissero i suoi compagni più tranquilli. - E c'è bisogno di strillar sì tanto?
- Zitto là, - poi soggiunse il cavallante, - tu ne stordisci, stattene quieto, hai l'esempio di questi a te davante che insegnarti dovrebber la maniera di viver bene e d'essere discreto.
Non vedi questo povero Montone che non apre la bocca? questi è un saggio. - Saggio non è, - rispose don Porcello, - che se non ha di piangere il coraggio, è perché di conoscer non gli è dato ciò che l'aspetta appena sul mercato.
S'ei lo sapesse, strillerìa, scommetto, con quanto gli è rimasto fiato in gola, e con lui griderebbe in do di petto anche l'altra che ha persa la parola. Ma l'uno e l'altra crede che lana e latte a vendere al mercato vada il padrone e sono in buona fede.
Può darsi che ciascun non abbia torto, ma in quanto a me, che valgo in quanto morto, non ho motivo alcuno di sperare. Lasciatemi gridare e la mia casa e la mia bella patria salutare -.
Sor Porcello parlò come un giornale, ma nulla gli giovò, ché nulla vale contro il destin che non si cangia mai,
Da ciò potrà vedere l'uom prudente che chi men sa, ben spesso è il più sapiente.
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