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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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a credere alla voce del malvagio, ma facciam come l'Asin di Giampietro che più lo spingi e più si tira indietro.
Un grasso cittadin di Monticello, che faceva il mestiere di Cappone, al tribunal un dì venne citato del suo padrone. - Qui, qui, qui, qui... - gridavagli la gente, ma il brianzol, maestro in furberia, e lasciava gridare inutilmente.
- Servo vostro! - dicea, - non mi si piglia in queste grosse trappole, no, no -. Nessun si meraviglia se non hanno i capponi confidenza cogli uomini. È l'istinto, ben si sa, ed è l'esperienza che diffidar li fa. che doveva al diman esser la gloria del banchetto e davver ne facea senza.
Mentr'ei fuggia, sentì che da un palchetto gli diceva un Falcone ammaestrato: - O sciocco, ed hai sì corto l'intelletto, che non intendi che si perde il fiato a chiamarti? E v'è gente più citrulla di questa razza d'uccellacci stupidi che non capisce nulla? Io sì, riguarda qui, che ti attende sull'uscio, anima stolta.
- Attenda fin ch'ei vuol, - disse il Cappone, - che da contar egli ha. Da lui poco lontano caro quell'uomo col coltello in mano! A questo dolce e amabile zimbello se ti piace. Per me scappo e ti chiedo, se alle voci gentili ancor non credo che mi faranno stridere. Se vedessi anche tu cotti allo spiedo tanti falconi quant'io vedo capponi o appesi al muro, non rideresti, amico, di sicuro.
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