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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO OTTAVO
    • XXVII - Il Cacciatore e il Lupo
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XXVII - Il Cacciatore e il Lupo

 

Sacra fame dell'oro, avido mostro,

che il ben di Dio con torvi occhi divori,

fino a quando dovrò co' miei flagelli,

trista avarizia, a te levar le berze?

Sordo sempre sarà l'uomo al consiglio

del saggio e non dirà: Questo mi basta

pel mio bisogno, allegri ora viviamo?

Amico, guarda come il tempo vola,

godi, o più tardi intonerò, ma indarno,

quest'inno mio che val tutto un poema.

 

- Goder? Io voglio ben. - Quando? - Dimani.

- Ah poveretto! e se ti coglie in via

coll'irte unghie la morte? Or dunque godi

e leggi, amico, quello che racconta

del Cacciator la favola e del Lupo -.

 

Aveva un Cacciator stesa coll'arco

una damma, quand'ecco un capriolo

viene a passar. In compagnia sull'erba

coll'altra bestia cadde moribondo.

Bella preda, per Giove, un capriolo

e una damma, da pagar non uno,

ma dieci cacciatori! Il caso volle

ch'uscisse anche un cinghial grosso e superbo,

contro il quale inviò sì ben lo strale

il Cacciator, che quasi terzo all'Orco

lo sospinse. Tre volte alla feroce

belva cercò di rompere la Parca

colle forbici il fil, quando trafitto

il feroce animal sul suol piombò.

C'era d'andar contenti almen tre volte,

a creder mio, del triplice bottino;

ma tutto è poco a riempir la pancia

dell'uom ghiottone, e così volle il cielo

castigare costui. Mentr'ei s'appresta

a finire la belva sanguinante,

vista lontano svolazzar sull'erba

una bella pernice, a lei la punta

volse dell'arme, allor che strette in fascio

il mal morto cinghial l'ultime forze,

affronta il Cacciator, lo morde e lacera,

e vendicato muor su morto corpo.

 

Questa per voi ghiottoni. Udite or voi,

lerci avari, la vostra.

 

Un certo Lupo

venne a passar, e visto il miserando

spettacolo di morte: - O benedetta

la Fortuna, - esclamò, - degna che un Lupo

le innalzi un tempio. Quattro morti a un colpo!

S'è visto mai di più? ma non bisogna

abusarne, ché rara è la fortuna

(dicon sempre gli avari) e faccio il conto

d'averne almeno per un mese.

 

O belli,

ed uno, e due, tre morti, quattro morti,

son quattro settimane ben provviste,

s'io so contar. Comincerò dimani,

o meglio fra due giorni, e intanto all'arco

rosicchierò la corda. Ell'è di nervo

schietto, s'io posso giudicar col naso -.

Così dicendo, l'unghie ecco distende

all'arco, che scattò, lo stral partì,

e cadde il Lupo con quell'osso in gola.

 

- Godetevi la vita e non vi tocchi

per gola ed avarizia un'egual sorte, -

disse il Lupo e fe' chiòsa alla morale.

 




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