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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO DECIMO
    • XI - I Pesci e il Pastore
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XI - I Pesci e il Pastore

 

Con voci e con accordi

che avrian commossi i sordi,

Tirsi l'amore della sua diletta

unica Annetta

in riva a un fiumicel, almo soggiorno

d'ogni auretta gentil, cantava un giorno.

 

Annetta intanto in riva al fiumicello

gettava l'amo ai pesci, ma costoro

sen ivano bel bello

pei fatti loro.

Credette a torto il bravo Pastorello

col suon, che avria commosso anche i leoni,

di muovere i carpioni.

 

Cantava il Pastorello: - O pesciolini

dell'onda cittadini,

uscite dalla liquida e profonda

grotta ove stan le Naiadi,

a contemplar sull'onda

un viso assai più bello, -

cantava il Pastorello.

 

- Se voi verrete,

non vi terrà costei dentro una rete,

ma in lieto acquaio assai graziosamente

vi nutrirà costei.

Che se a qualcun la sorte

portasse anche la morte,

o soave morire in man di lei,

o morte ch'io dimando inutilmente! -

 

Non men che muti sono sordi i Pesci,

che fanno il nesci a questo eccitamento.

Ebbe un bel predicar Tirsi, la predica

se la portava il vento.

Allor tende la rete e in un momento

piena la vede

e pone i Pesci della bella al piede.

 

O voi, pastori d'uomini

e non di pecorelle,

che vi credete muovere la mente

diversa della gente

colle parole belle,

voi consumate il fiato inutilmente.

Assai meglio farete

a usar la forza e a tendere la rete.

 

 




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