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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO DECIMO
    • XV - I Conigli
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XV - I Conigli

(Sermone al signor Duca de La Rochefoucauld)

 

In molti casi, quando l'Uomo io veggio

comportarsi da bestia ed anche peggio,

io dico dentro me:

- Dei sudditi non è migliore il re.

 

Forse ha voluto infondere Natura

in ogni creatura

un elemento rozzo, in cui lo spirito

rinchiuso in material e dura scorza,

attinge la sua forza -.

 

Nel momento propizio, ossia nell'ora

che il sol coi raggi d'oro fa ritorno

nell'umido soggiorno,

ovvero allor che svegliasi l'aurora

e sbadiglia la notte in braccio al giorno,

d'un bel boschetto sull'estremo lembo

e d'una pianta in vetta

novello Giove, delle foglie in grembo,

lancio a qualche Coniglio una saetta.

 

Allo scoppiar del fulmine

i Conigli adunati alla pastura

alzan gli orecchi e l'occhio vivo girano

per tutta la pianura,

poi lascian l'erba e fuggono dal fresco

timo odoroso che profuma il desco.

 

Tutta la banda fugge e per paura

nella città sotterra

ricovera e si serra:

se non che poco dura

il timor della morte ed il sospetto,

e vedi poi da cento luoghi in giro

ad un ad un tornare anche al banchetto

allegri come prima e ancora a tiro.

 

Così nelle disgrazie

anche gli uomini fanno.

Appena il porto toccano

ed escono d'affanno

ancora si abbandonano

al vento, all'uragano,

veri conigli, ed a fortuna in mano.

 

Vediamo, amico, un altro assai più semplice

incontro, intendo i Cani,

che sono per gli umani un buon esempio.

 

Se un Can per una strada

nuova si perde, vedi la masnada

degli altri cani tutti del dintorno

urlar, gridar e morderlo

e accompagnarlo fuori del paese

con questa bella musica cortese.

Nei cani è gola, è invidia;

ma veggo che anche agli uomini sovente

un buon affare, un'ambizion di gloria,

siccome ai cani fa aguzzare il dente.

E non fan magistrati e cortigiani

e deputati e gente pronta a tutto

cose tali che indegne son dei cani?

 

E tutti, se vogliam esser sinceri,

al nostro concorrente

non caveremmo gli occhi volentieri?

Lo stesso puoi ripetere

d'ogni donna galante e dei poeti.

Malanno a chi vien ultimo!

Anche se il ventre è pieno e soddisfatto,

si vuol essere in pochi intorno al piatto.

 

Amico mio, di cento e di duecento

esempi ancor potrei

confortar questo bel ragionamento,

ma l'opere più corte

son le più belle, e coi modelli miei

gran maestri dell'arte io cerco andare,

che in ogni scritto vogliono

che resti qualche cosa da pensare.

 

Tronco adunque il discorso, in cui se alcuna

verità collocai, la deggio a Voi,

del quale è la grandezza al mondo nota

e al qual la più modesta

lode fa di pudor tinger la gota.

Voi non volete che il bel nome in questa

leggenda io scriva o che l'invochi almeno

contro i danni del tempo ed il veleno

degl'invidiosi critici:

ma il nome vostro va immortale e grande

non sol di Francia fra i più chiari eroi,

ma bello anche si spande

per tutto l'universo.

Or sappia il mondo che mi vien da Voi

il tema a cui s'ispira oggi il mio verso.

 

 




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