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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO DECIMOPRIMO
    • V - Il Leone, la Scimmia e i due Asini
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V - Il Leone, la Scimmia e i due Asini

 

Poi che l'arti di regno e la morale,

onde meglio dei popoli si regge

la sorte, vuol conoscere il Leone,

fa chiamare al cospetto suo regale

un Bertuccion, maestro in diplomatica,

che tosto prende a dire:

- Innanzi tutto, per regnar, o Sire,

con onestà, conviene

sempre posporre il proprio all'altrui bene

ed ascoltar del popol l'opinione,

frenando il gioco e il foco

di quell'amor di sé, che d'ogni male

è il padre naturale.

 

Non chiedo io già che vostra Maestà

rinunci al suo valore,

cosa assurda o che almeno non si fa

in pochi giorni e in ore;

ma ben è forza moderar se stessi

e non offrire in sé

nulla d'ingiusto, nulla di ridicolo

e che non sia da re -.

 

Al re, che dimandò di queste cose

qualche parlante esempio,

il Bertuccion rispose:

- Ridicola si mostra

quella gente che tutti gli altri sprezza

e sé soltanto apprezza.

(E pecca spesso in ciò la razza nostra.)

 

L'amor di sé, mentre solleva al settimo

ciel la nostra persona,

agli altri non perdona.

Ond'io traggo che al mondo

certi talenti in fondo

all'arte si riducono

di saper darla a bere.

Il tuo sapere

per quest'arte difficile

a poco giova,

ma son gli sciocchi e gli asini

che fan la miglior prova.

 

Di due Asini scempi e babbuassi

seguendo l'altro giorno dietro i passi,

udii che s'incensavano fra loro.

Diceva l'un: “Signore, non vi pare

ingiusto, sciocco e indegno del decoro

che ad asini si deve,

questo rider di noi, questo sparlare

che fa l'uomo di noi? Non c'è persona

per quanto bestia, stolida, scioccona

a cui l'uomo dell'asino non dia

il nome con pochissimo rispetto.

Quest'animal si stima il più perfetto

di tutto il mondo e con superbia chiama

ragliar il nostro ridere e ragliare

il nostro bel parlare.

 

Bella superbia! e forse non sorpassa

il ragghiamento il cicalar che fanno

tanti avvocati e rètori?

Non ti curar di lor ma guarda e passa.

Andiam d'accordo, amico. Oh! s'io vi ascolto

della vostra armonia divento pazzo,

e Filomela al paragon (che tanto

famosa va nel canto)

è una mezza corista da strapazzo.

Ma voi, ma voi per questi orecchi fini

vincete Niccolini”.

 

A questi elogi l'asino fratello:

Signor”, risponde, “voi non siete meno

di me valente e bello”.

E questi due, grattandosi a vicenda,

più valenti credendosi e più scaltri,

passeggiando su e giù per la città,

disprezzavano il merito degli altri.

 

Conosco molti ancora e non fra gli asini,

ma fra le più distinte intelligenze,

che non contenti d'essere Eccellenze

vorrebber diventare Maestà.

E ne direi di più, Sire Leone,

ma spero nella vostra discrezione.

 

Questi sono gli esempi più ridicoli

che voi mi avete chiesto.

In quanto a quel che degl'ingiusti tocca

si andrebbe per le lunghe ed acqua in bocca -.

 

Il nostro Bertuccione molto istrutto

capì tosto che questo

era a toccar un tasto delicato.

Il prence era un leone

ed ei non era sciocco dopo tutto.

 

 




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