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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO DECIMOSECONDO
    • XVI - La Foresta e il Boscaiolo
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XVI - La Foresta e il Boscaiolo

 

Avendo un Boscaiol rotto o perduto

il legno che fa manico alla scure,

non così presto v'ebbe provveduto,

che la Foresta

non facesse frattanto un po' di festa.

 

A lei quindi volgendosi, umilmente

la prega di voler lasciarsi un unico

ramo strappare molto dolcemente,

per poter fare un manico alla scure.

Promise pure

che sarebbe partito a cercar pane

in terre più lontane,

lasciando intatte l'alte querce e cheti

i venerandi abeti.

 

L'innocente Foresta all'uomo indegno

guarnì di nuovo legno

il luccicante acciaro,

ma il beneficio suo pagò ben caro.

Perché colui la sfronda e la dispoglia,

non dando ai rami teneri perdono.

Geme la selva del suo stesso dono.

 

Così fa il mondo e i suoi seguaci fanno,

che volgon spesso in danno

di quelli che lo fanno il benefizio.

Stanco son di parlarne e vado via,

ma tuttavia

qual uomo al mondo c'è che non si duoli,

vedendo i dolci rami in terra sparsi?

 

E se non piangi di che pianger suoli?

Invano io grido e chiamo alcun che m'oda:

abuso, ingratitudine

saran sempre di moda.

 

 




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