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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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XVII - La Volpe, il Lupo e il Cavallo
Una giovine Volpe, ma di quelle che son maestre in ogni furberia, la prima volta che incontrò per via il Cavallo, esclamò verso un novizio Lupo: - Vedessi, oh grande meraviglia! Un grazioso animale ben formato vieni a veder che pascola nel prato -.
è più forte di noi? tu mi dovresti a buon conto dipingerne il ritratto. - Sol ch'io fossi pittor te l'avrei fatto, per non tardare a te questo piacere, ma vieni e lo potrai tosto vedere. Chi sa che anche non sia un buon boccon che il cielo ne riserba? -
Un poco stette in dubbio ché di tal gente non avea diletto. Ma vien la Volpe e dice: - In cortesia, il tuo nome qual è? con tuo rispetto noi siamo servi tuoi.
- Il mio nome? - risponde lor con arte il mio Cavallo, furbo la sua parte, - il calzolaio l'ha voluto scrivere sulla mia suola, e se sapete leggere... - Ma la Volpe si scusa: - Ahimè! di poveri parenti son la povera figliuola,
e l'uscio non toccai mai d'una scuola. ma c'è qui messer Lupo, che di nobile famiglia scende e legge senz'occhiali, e questo pregherò -.
Lusingato il buon Lupo a udir cotali elogi, al piede il muso avvicinò. Pronto il Cavallo un tal calcio gli sferra, che sanguinoso in terra coi denti rotti voltolar lo fa.
La Volpe esclama: - Ora bisogna credere, fratello, a ciò che m'hanno predicato e che sul muso questo t'ha stampato -. Il saggio, la sentenza così grida, di ciò che non conosce non si fida.
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