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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO PRIMO
    • IX - Il Topo di città e il Topo di campagna
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IX - Il Topo di città e il Topo di campagna

 

Un Topo campagnol venne invitato

con molta civiltà

a un pranzo di beccacce allo stufato

da un Topo di città.

Seduti su un tappeto di Turchia

coi piatti avanti a sé,

mangiavan quella grassa leccornia

felici come re.

 

Se il trattamento e il piatto

fu cortese e squisito io non dirò.

Ma solo avvenne un fatto

che sul più bello il pranzo disturbò.

 

Voglio dir che alla porta

s'intese tutto a un tratto un gran rumor,

l'un scappa che il diavolo lo porta

e scappa l'altro ancor.

 

Passato quel rumor torna al suo posto

il Topo cittadin,

e vuole che del pranzo ad ogni costo

si vada fino in fin.

 

- No, basta, - disse il Topo di campagna, -

vieni diman da me.

Non si mangia seduti in pompa magna

ghiottonerie da re,

 

ma si mangia e nessuno t'avvelena

il pane ed il bicchier.

Senza la pace anche una pancia piena

non gusta il suo piacer -.

 

 




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