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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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VIII - L'Uomo e l'Idolo di legno
Possedeva un pagano un Dio di legno, un Dio di scorza dura, che avea le orecchie solo per figura, nel quale ei confidava, ed a tal segno che gli costava un occhio della testa a mantenerlo in festa. Nessun Idol bocconi mangiò più grassi e buoni, che l'uom tra i fiori a renderlo propizio offriva in sacrifizio.
Il Dio con tutto ciò non gli procura fortune, eredità, soldi o regali, se non di tanto in tanto temporali sui campi lavorati, che la borsa al tapino ancor rende più stretta. Pur tanta è del buon uomo la speranza, che al Dio non mancò mai nella disdetta la solita pietanza.
Stanco alfin d'aspettare il poverino, un dì, preso un baston, spezza il suo Dio, e oh! vista! n'esce un fiume di doppione, di quelle d'oro che dimando anch'io.
- L'amor mio non valea dunque un quattrino! - esclama l'uom devoto a quella vista. - Va', rassomigli a quella gente trista, che del cuor non intende la ragione, ma vuol esser pigliata col bastone -.
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