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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO QUINTO
    • VII - Il Satiro e il Passeggero
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VII - Il Satiro e il Passeggero

 

Senza tappeto, tavola e divano,

in fondo a una selvatica

grotta si trasse un Satiro

a desinar colla scodella in mano.

 

Accanto i figli e la diletta moglie

sul musco anche sedevano

e lieti masticavano.

Semplicità l'appetito non toglie.

 

Colto dall'acqua come il Ciel la manda,

un Passegger ospizio

cercò nell'antro, e subito

fu invitato a gustar della vivanda.

 

La cortesia tornò molto gradita

all'uom, che freddo ed umido,

per riscaldarsi l'unghie

col fiato si soffiò sopra le dita.

 

E quando fu servito il desinare,

ancor sopra ci soffia.

Meravigliato il Satiro

gli dimandò: - Che giova ora il soffiare?

 

- Soffiando, come ho fatto, scaldo in pria

le dita, e quindi soffio

per raffreddar il liquido -.

Disse il Satiro allor: - Caro, va' via,

a me sembra una cosa assai barocca,

e tolga il Ciel ch'io voglia

dormir con un che soffia

il caldo e il freddo dalla stessa bocca -.

 

 




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