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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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XVII - La Lepre e la Pernice
Delle disgrazie altrui fa' di non rider mai, perché chi t'assicura che sempre fortunato nel mondo esser potrai?
Ciò ben dimostra in varie sue favolette Esopo, e questa ancor ch'io recito mira diritta a non diverso scopo.
Vivea la Lepre nello stesso campo colla Pernice i giorni suoi beati, quando un branco di cani scatenati costrinser quella a chiedere uno scampo nella sua tana oscura. I Cani (ed alla testa era Grifone) restaron colla voglia del boccone. Ma il Lappa, un della scorta, un forte e baldo cane levrier, filosofando a naso, gli parve della preda sentir l'alito caldo, e fuori me la caccia dalla tana. Molosso, andando a caso, la trova, e dando a credere, da cane che non ama dir bugia, che gita sia lontana, il tempo non le lascia di dir Gesummaria.
- Che val, bestia minchiona, d'aver la gamba buona? - le dice la Pernice, scherzandola... quand'ecco i cani addosso accorrono e la celia le mozzano nel becco. Sull'ali confidava la meschina, ma non avea ben fatto i conti suoi col falco dalla zampa malandrina.
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