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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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XX - La Discordia
La dea Discordia si tirò lo sdegno dei Numi tutti per cagion di un pomo. Discacciata dal ciel, scese nel regno dell'animal che prende il nome d'Uomo, dove fu tosto a braccia aperte accolta in un con suo fratel Che-sì-che-no, e con suo padre Roba-data-e-tolta.
Scelse il nostro emisfer per sua dimora, ché l'altro, giù, agli antipodi, è così rozzo ancora, che la gente vi nasce e si marita senza imbrogli di preti e di notari, che son della Discordia i segretari.
La Fama messaggiera a lei si presta per mandarla ove il caso la richiede, e la Discordia lesta, destando incendio dove son scintille, va per città, per ville, ed alla Pace rapida precede.
Alfin la Fama, che si sente stanca di cercar questa pazza irrequïeta, che va di qua e di là senza una mèta, per poterla trovare all'occorrenza le consigliò di eleggere in qualche luogo stabil residenza, dove potrebbe sulla tarda notte mandarla ad alloggiare chi volesse un momento respirare.
In casa d'Imeneo, vale a dire di gente maritata (non v'eran chiostri femminili allora), fu Discordia per sorte ricovrata, e vi rimane ancora.
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