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Jean de La Fontaine
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  • LIBRO SESTO
    • XX - La Discordia
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XX - La Discordia

 

La dea Discordia si tirò lo sdegno

dei Numi tutti per cagion di un pomo.

Discacciata dal ciel, scese nel regno

dell'animal che prende il nome d'Uomo,

dove fu tosto a braccia aperte accolta

in un con suo fratel Che-sì-che-no,

e con suo padre Roba-data-e-tolta.

 

Scelse il nostro emisfer per sua dimora,

ché l'altro, giù, agli antipodi,

è così rozzo ancora,

che la gente vi nasce e si marita

senza imbrogli di preti e di notari,

che son della Discordia i segretari.

 

La Fama messaggiera a lei si presta

per mandarla ove il caso la richiede,

e la Discordia lesta,

destando incendio dove son scintille,

va per città, per ville,

ed alla Pace rapida precede.

 

Alfin la Fama, che si sente stanca

di cercar questa pazza irrequïeta,

che va di qua e di là senza una mèta,

per poterla trovare all'occorrenza

le consigliò di eleggere

in qualche luogo stabil residenza,

dove potrebbe sulla tarda notte

mandarla ad alloggiare

chi volesse un momento respirare.

 

In casa d'Imeneo,

vale a dire di gente maritata

(non v'eran chiostri femminili allora),

fu Discordia per sorte ricovrata,

e vi rimane ancora.

 

 




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