Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
IV - L'Airone
L'Airon dal lungo collo e dal più lungo becco, che sta su gambe lunghe, a spasso iva nel secco d'un torrentello e a riva; come nei giorni belli erano l'acque chiare e i miei dolci carpioni vedevansi a guizzare coi lucci in comitiva.
Venian tanto dappresso, che avria potuto al solo mover del becco, e come se li pigliasse a volo, mangiarseli in buon'ora. Ma volle invece attendere d'aver più fame. Assai egli era in ciò metodico e non usava mai mangiare fuori d'ora.
Tornato pien di fame più tardi sulla sponda, non vide altro che tinche a diguazzar nell'onda e fece il disgustato, così come dicesse: Di tinche son già sazio. Egli era come il topo, di cui racconta Orazio, d'un gusto delicato.
- Di tinche a me? - diceva. - Un così rozzo pasto non piglia un Airone per farsi il sangue guasto -. Vedendo poi dei ghiozzi - Nemmen per questi, - aggiunse, - s'incommoda un par mio a spalancare il becco, e non pretenda Iddio ch'io questa roba ingozzi -.
Ma ben dovette aprirlo per minor prezzo, allora che pesci non si videro nell'acqua della gora. La fame non si placa col fumo e dir non basta: Io sono un Airone. Aggiunge alfin la favola che parvegli un boccone squisito una lumaca.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |