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Jean de La Fontaine
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  • LIBRO SETTIMO
    • IX - La Carrozza e la Mosca
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IX - La Carrozza e la Mosca

 

Per una strada lunga, erta, sassosa

e tortuosa, esposta a pieno sole,

sei robusti cavalli ivano a stento,

tirando una Carrozza. La pietosa

gente era scesa, vecchi, donne e frati:

e i cavalli sudati

e trafelati

eran lì lì per cedere,

quando arriva una Mosca, che volando,

punzecchiando, e di qua, di là ronzando,

pensa che tocchi a lei spinger la macchina.

Posa al timone, sulla punta siede

del naso al carrozzier e, quando vede

che la macchina o bene o mal cammina,

si ringalluzza tutta la sciocchina.

 

Va e viene e si riscalda colla boria

d'un capitan di vaglia,

allor che muove in mezzo a una battaglia

i dispersi soldati alla vittoria.

 

- E non vi pare indegno, -

pensava quella stolta bestiola, -

che a spingere sia sola,

mentre legge il frataccio in pace santa

il breviario e questa donna canta?

Forse che col cantar si tira il legno? -

 

Intanto che l'insetto ronza queste

note moleste, il legno arrivò su.

E la Mosca: - Buon Dio, ci siamo alfine

su queste alte colline.

Ehi, signori cavalli, ringraziatemi,

la strada ora va in piano,

non vi rincresca a dar la buonamano -.

 

Così fanno quei certi faccendoni,

che nelle imprese sembran necessari,

e guastano gli affari - in ogni cosa,

gente importuna, inutile e noiosa.

 

 




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